Parola al direttore

Alessandro Sallusti, la Rai anticipa ciò che accade in politica: ecco che fine faranno Giuseppe Conte e M5s

Draghi o non Draghi ieri si è concluso l'ennesimo giro di lottizzazione in Rai con la nomina dei nuovi direttori dei telegiornali. Parliamo di bravissimi colleghi con l'unico neo di essere stati scelti più dalle segreterie dei partiti che dall'azienda. Nulla di nuovo quindi, ma l'operazione non è piaciuta a Giuseppe Conte, uno che di lottizzazione se ne intende e che con un colpo da maestro, da presidente del Consiglio, impose alla guida addirittura del Tg1 lo sconosciuto Giuseppe Carboni, collega che aveva l'unico merito di aver fino ad allora raccontato con malcelata enfasi le gesta dei grillini per il Tg2.

 

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È sempre così, quando i direttori li scegli tu non parli di lottizzazione ma di decisione libera e ponderata, quando non tocchi palla e addirittura fanno fuori il tuo uomo (nel senso di Carboni) urli allo scandalo. Ma Conte va oltre e annuncia che «siamo alla degenerazione del sistema, dopo questa vergogna nessun grillino metterà più piede in Rai». Ecco, questa è una bella notizia, o meglio sarebbe un'ottima notizia se fosse vera, se l'impegno fosse mantenuto. La Rai degrillinizzata purtroppo è un sogno che non si avvererà perché i politici, e i grilli ni in particolare, non resistono più di mezza giornata a non apparire in tv, figuriamoci ad apparire al Tg1 nell'ora di massimo ascolto.

 

La verità è che i grillini sono stati fatti fuori dalla Rai dai loro alleati del Pd, che li ha usati per tornare al governo e poi scaricati perché oggi non contano più nulla, tantomeno conta Conte (e scusate il gioco di parole). C'è una regola empirica che però non sbaglia mai secondo la quale ciò che succede in Rai anticipa ciò che sta per accadere in politica. Se il Tg1 passa dal controllo grillino a quello del Pd vuole dire che d'ora in poi i Cinque Stelle saranno sempre succubi e al traino del Pd, da qui non si scappa. Nella comunicazione, ma non solo in quella, Conte passa da Casalino a fanalino, fanalino di coda. I tempi in cui occupava la Rai con i suoi lunghi sermoni serali sono un ricordo. E una cosa è certa, per fortuna non torneranno.