Ad alzo zero
Alessandro Sallusti contro Marco Travaglio: "Prova a sputt*** Renzi dopo aver fallito con Berlusconi. E fa pure l'indignato"
«È necessario creare una piccola ma combattiva redazione ad hoc che lavori esclusivamente sul progetto nella massima riservatezza:vanno individuati almeno due giornalisti d'inchiesta e un investigatore privato di provata fiducia e professionalità...». Così Fabrizio Rondolino, già consulente per la comunicazione di D'Alema, scriveva a Matteo Renzi nel 2017 per consigliargli di mettere in piedi una struttura di propaganda antigrillina. Lo svela il Fatto Quotidiano al culmine di una nuova campagna contro l'arcinemico Matteo Renzi braccato dalla procura di Firenze che sta diffondendo a piene mani ai giornali amici contenuti dell'inchiesta sul finanziamento di Open (la fondazione che fa capo a Renzi) "penalmente irrilevanti" ma certo politicamente e personalmente sputtananti.
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Non capisco tanto stupore. Che la guerra della politica la si giochi soprattutto sul terreno sporco della controinformazione e delegittimazione dell'avversario, è un fatto vecchio come il mondo. Per rimanere ai tempi nostri io l'ho scoperto da bambino guardando i film di Giovannino Guareschi che raccontavano lo scontro tra Peppone e don Camillo. Poi crescendo ho visto Dc e Pci (parlo non di Rondolino ma di Fanfani, Moro e Berlinguer) lottizzare la Rai e gestire giornali. Così come ricordo l'inchiesta bufala dell'Espresso firmata da Camilla Cederna che nel 1978 costrinse alle dimissioni il presidente della Repubblica Giovanni Leone. Più di recente ho visto all'opera la prima "Bestia" (controinformazione internet), che non era di Salvini né di Renzi, bensì di Bebbe Grillo e compagnia, gli amici del Fatto Quotidiano che in quel fango ci hanno sguazzato felici e contenti.
Insomma, cambiano le epoche e quindi i mezzi per aggredire e screditare l'avversario ma non la sostanza. Che resta quella ben descritta da Rondolino e confermata con dovizia di dettagli da Luca Palamara nel libro confessione Il Sistema: "Servono due bravi giornalisti d'inchiesta e un investigatore amico". A tal proposito mi vengono in mente due casi: il primo è quello dell'aggressione, basata su notizie poi risultate false e costruite ad arte, che due colleghi del Fatto Quotidiano in combutta con un investigatore (in questo caso pubblico, il pm De Pasquale) hanno condotto contro l'Eni per ottenere la testa del numero uno Claudio De Scalzi (assolto perché il fatto non sussiste). L'altra è la più poderosa campagna stampa di disinformazione contro un solo uomo, per di più presidente in carica del consiglio. Mi riferisco al caso Ruby e al castello di menzogne costruito da giornalisti d'inchiesta del Fatto e di Repubblica molto amici di un investigatore (Ilda Boccassini) che è crollato alla prova dei fatti con assoluzione piena di Silvio Berlusconi, anche qui perché "il fatto non sussiste".
Altro che Rondolino, Travaglio che con l'aiuto di investigatori (questa volta i pm di Firenze) prova a sputtanare Renzi, dopo aver fallito con De Scalzi e Berlusconi, per presunta manipolazione dell'informazione e pure fa l'indignato: è come il bue che dà del cornuto all'asino. In realtà una differenza c'è: Travaglio sa come si fa, Renzi no e ci è cascato come un fesso. Tutto qui.