Paradossi

Forza Nuova e il fascismo? Se la democraticissima legge Scelba è la più illiberale di tutte

Iuri Maria Prado

 Ammetto candidamente questa mia ignoranza: non conoscevo, fino a ieri, il contenuto particolareggiato della cosiddetta «legge Scelba», quella adottata in attuazione della disposizione costituzionale che "transitoriamente", e cioè da settant' anni, vieta la riorganizzazione del partito fascista. Il sentore che si trattasse di un'insensatezza legislativa l'ho sempre avuto, ma leggere le prescrizioni del testo "antifascista" significa guardare l'abisso di stoltezza in cui può sprofondare un ordinamento civile. La via al precipizio è già indicata all'articolo 1 di questo capolavoro, il quale spiega che cosa debba intendersi per "riorganizzazione" del partito fascista: vi si assiste «quando un'associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politico o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrandola democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principii, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».

Stupidamente, io pensavo che la difesa dei "valori" tramite la galera da infliggere a chi ne parla male fosse l'ambizione di qualche malvissuto prepotente, ma non ancora il precetto di Stato da far trionfare nella sentenza emessa in nome del popolo italiano contro i nemici della democrazia. Non so se è chiaro: se io la "denigro", e cioè, per esempio, sostengo che è un sistema di m.. (sbaglio: ma potrò dirlo, no?), allora sto riorganizzando il partito fascista. E la stessa cosa sto facendo, con ciò esponendomi alla condanna della reclusione, se "denigro", attenzione, "i valori della Resistenza". Che cosa sono? Comandamenti? Per quelli ci sono le chiese, e uno ci va se ci crede, non per ordine superiore. E se uno si fa burle dell'eucarestia sarà considerato maleducato: ma non lo mandi in galera, mi pare. Quando dunque io credevo che almeno un residuo d'impostazione liberale ancora informasse il nostro ordinamento, con il generale ripudio e la sanzione dei comportamenti che in modo violento e sopraffattorio attentano alle libertà comuni, ma con la simultanea garanzia che non esistano "valori" impassibili di critica, di avversione, e persino di denigrazione fin tanto che, appunto, quel contrasto ideale non si sfoghi, trasfigurandosi, in comportamenti che offendono l'incolumità altrui, ebbene mi sbagliavo. C'è più fascismo in queste normative antifasciste, e nei disinvolti cazzoni che vi fanno appello, che nelle balordaggini apologetiche di qualche testa rasata su cui vuol fare giustizia la Repubblica fondata su Piazzale Loreto.