L'analisi
Vaccino, a favore anche gli elettori di FdI e Lega: ciò che i leader non devono scordare
Un buon leader politico non insegue i sondaggi ma sa valutarli nel modo opportuno. Matteo Salvini e Giorgia Meloni avranno senz'altro letto le rilevazioni demoscopiche di Demos pubblicate ieri da Repubblica, secondo le quali gli italiani opterebbero (sia pure con qualche distinguo) per l'obbligo vaccinale anti Covid ma soprattutto la stragrande maggioranza degli elettori leghisti e di Fratelli d'Italia sono favorevoli al Green pass. Nel caso della Lega, il 75% degli interpellati dice sì al lasciapassare verde contro un 25% di contrari, appena un punto in meno (74) i favorevoli frai sostenitori della Meloni. Anche quando la domanda esige di articolare meglio la riflessione, la risposta appare inequivocabile: il 72% dei leghisti e 66% dei meloniani ritengono il Green pass «una misura necessaria per salvaguardare la salute dei cittadini».
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NESSUNA POLARIZZAZIONE
Stiamo parlando di una prevalente fascia elettorale alla quale fa riscontro una minoranza di dubbiosi secondo cui il provvedimento del governo coincide con «una limitazione alla libertà dei cittadini e alla democrazia» (il che, tecnicamente, è vero ma potrebbe significare che il pass vaccinale è un male necessario e non il male assoluto...). Quanto ai berlusconiani, la loro opinione riflette in misura quasi perfetta il dato complessivo nazionale che vede otto italiani su dieci dalla parte delle politiche di prevenzione sanitaria stabilite da Mario Draghi. Di fronte a questi numeri s' impone una schietta riflessione politica e culturale. La massa critica di cui si sostanzia l'enorme consenso del centrodestra sdegna il rumoroso ma pulviscolare universo no-vax e guarda con sereno distacco i duri e puri militanti no-pass.
Bisogna tenerne conto: guai a sacrificare la capacità di discernimento per inseguire la tentazione di frequentare zone grigie d'opposizione spesso legittime (quando non violente e lontane da ogni forma di complottismo psicopatologico) ma altrettanto spesso infeconde e residuali. Vediamo di spiegarci meglio. La nuda realtà delle statistiche ci dice che non esiste una vera polarizzazione intorno al Green pass. Piaccia o no, gli italiani hanno compreso che lo strumento ha un valore commisurabile a quello dei vaccini: non esistendo alternative al siero che ci siamo fatti iniettare, bisogna augurarsi che questo funzioni al meglio e ci consenta di ripristinare condizioni di vita accettabili, se non proprio la normalità cui eravamo abituati. Ciò non vuol dire che, come per i vaccini, anche il Green pass non possa essere migliorato nella sua forma e nelle sue applicazioni sempre più estensive, ma questo abbiamo e questo dobbiamo perfezionare.
Come ogni altro cittadino al mondo durante la prima ondata pandemica, afflitti dal terrore e reclusi nelle nostre abitazioni per via del lockdown, nella primavera del 2020 avremmo pagato oro per un vaccino purchessia da tracannare a garganella e per un lasciapassare che ci consentisse maggiori libertà rispetto alle autocertificazioni imposte dai Dpcm di Giuseppe Conte. Che cosa è cambiato, oggi? Ci siamo liberati di Conte e dei suoi cortigiani, abbiamo a disposizione vaccini non ancora risolutivi ma indispensabili e su tali basi stiamo riorganizzando le nostre relazioni sociali e lavorative. Noi vaccinisti e sì-pass di centrodestra, che siamo la maggioranza del blocco nazional-conservatore, abbiamo molto apprezzato le critiche rivolte a suo tempo da Giorgia e da Matteo alla classe dirigente europea che si era mossa con incauta lentezza quando si trattò di siglare i contratti con le case farmaceutiche e di acquisire e distribuire rapidamente le dosi necessarie all'avvio della campagna d'immunizzazione. In base al medesimo realismo, ci è capitato di evocare pubblicamente la benefica eventualità d'una autentica "dittatura sanitaria", che fosse breve ma intensa come ogni dittatura e soprattutto efficace nei risultati.
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IL BERSAGLIO DELLE POLEMICHE
Adesso pretendiamo semmai che il bersaglio della polemica siano le lacune pregresse e quelle attuali: gli enormi errori del governo precedente che ha non ha saputo vaccinare per classi d'età senza disperdere dosi a beneficio di categorie e clientele regionali (ecco la vera causa dei perduranti decessi e delle conseguenti restrizioni); l'enfasi stolida con cui molti mezzi d'informazione hanno raccontato gli effetti collaterali di alcuni vaccini fino al punto di mostrificarli; le imperdonabili strettoie burocratiche che anche in queste ore rendono complicatissimo acquisire il sospirato Green pass ai guariti dal Covid che hanno ricevuto una sola iniezione come da protocollo e già si rassegnano al rischio di una seconda dose superflua. E così via, lungo i sentieridi un incubo che può finire solo se usciamo tutti insieme dal tunnel della discordia e della demagogia. Sondaggi alla mano, pure in questo caso il cittadino comune, l'elettoremedio, quel che chiamiamo genericamente il popolo insomma, dimostra di avere buon senso e vista lunga.