polemica
Elezioni, solenne dichiarazione di antifascismo ai candidati? Per par condicio chiediamo anche se si è anticomunisti
Nelle elezioni comunali è ripiombato il tema dell'antifascismo. Si chiede ad alcuni candidati una solenne dichiarazione di antifascismo. Essere antifascisti oggi non ha probabilmente più molto senso, posto che il fascismo è una esperienza politica e culturale finita quasi 80 anni fa e non rappresenta certo una prospettiva per il futuro, essendo miseramente fallita con una guerra persa, la sudditanza verso la Germania nazista e la complicità nell'Olocausto. Non si capisce allora perché non si richieda una analoga e speculare dichiarazione di anticomunismo: in fondo fino agli anni '70 del secolo scorso vi era una forte minoranza nel Paese che credeva ancora nella rivoluzione d'Ottobre e nei suoi valori.
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Più comprensibile sarebbe dunque chiedere una dichiarazione di antirazzismo, purché si chiarisca cosa si intende per razzismo e cioè la discriminazione di un essere umano fondata sulla appartenenza ad una razza. E non si confonda così furbescamente il razzismo con la difesa dei confini da qualsiasi invasione di immigrati clandestini. Stante così il concetto, in verità ad ogni persona di buon senso non risulterebbe difficile dichiararsi antirazzi sta. C'è una dichiarazione più autentica che non viene mai richiesta e che risolverebbe invece alla radice ogni questione "antifascista": la adesione ai valori democratici espressi dalla nostra costituzione, in primo luogo quello di eguaglianza fra tutti gli essere umani, il rispetto della sovranità popolare, dello stato di diritto, del principio della separazione dei poteri.
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Tutto questo è stato negato dai fascismi e dai comunismi di ogni tempo. Ma viene oggi nei fatti negato anche da tanti presunti "democratici". Basterebbe in altre parole chiedere di riconoscersi nei valori costituzionali, così come sono stati intesi dai nostri Padri costituenti: si eviterebbe una retorica stucchevole che serve solo per mediocri fini politici.