Analisi e prospettive
Mario Draghi, Antonio Socci: la strategia con cui ha messo fuori gioco Conte e Letta
All'inizio si è creduto che il governo Draghi sarebbe stato una meteora. Doveva durare quanto l'emergenza Covid 19 e poi tutto sarebbe tornato come prima. Oggi appare chiaro che in realtà non si tornerà indietro e "l'effetto Draghi" sta già rivoluzionando la politica italiana. Ad intuirlo - per ora, a quanto pare - sono soprattutto Salvini, Renzi e Berlusconi. Gli altri sembrano ancora baloccarsi con vecchi schemi ideologici (come sovranisti/europeisti, destra/sinistra e via dicendo). La "novità Draghi" non sarebbe stata possibile senza il ribaltamento del Grande Gioco della politica internazionale dovuto al ciclone Covid e all'arrivo del nuovo presidente alla Casa Bianca. Di colpo ci siamo trovati con un'Unione Europea che fa il contrario di ciò che per trent'anni ha imposto.
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E ci siamo trovati con il presidente Biden che (più trumpiano di Trump) lancia addirittura una "nuova guerra fredda" contro la penetrazione della Cina in Europa, Asia, Africa e Mediterraneo, cosa che restituisce centralità all'Italia. Inoltre - Biden - sostiene le politiche espansive della nuova Ue (in barba alla vecchia austerità tedesca) che possono permettere la ripresa del nostro Paese. Perciò "todo cambia". Mario Draghi si trova al centro delle due "rivoluzioni"- quella geopolitica e quella economica- quindi è un protagonista della partita internazionale, come si è visto in tutti i summit di questi giorni. Con Draghi l'Italia si trova ad avere un peso internazionale che è davvero insolito. Le conseguenze sono notevoli. Però molti nostri politici faticano a capirlo. Si attardano in polemiche provinciali e il mondo nel frattempo va da un'altra parte. Nel M5S, Conte sembra voler solo organizzare la guerra a Draghi, mentre Grillo si mette in evidenza come filocinese in perfetta contrapposizione a Draghi e agli Usa. D'Alema - padre di Leu - va anch' egli contro la linea Bi den -Draghi, sperticandosi in elogi del regime comunista cinese.
LE AMBIGUITÀ
E Letta non spiega come fa il Pd ad essere alleato strategico di M5S e Leu che si contrappongono così al governo Draghi sull'alleanza occidentale. Il segretario Dem sembra far finta di nulla e fatica pure ad accettare di essere in maggioranza con Lega e Forza Italia. Il suo partito appare frastornato e non sa più ritrovare se stesso (come mostra no le sue primarie). E il centrodestra? Anzitutto non sarà facile arrivare alle politiche del 2023, con FdI all'opposizione e Lega e FI al governo, per poi presentarsi uniti - fra due anni - come se nulla fosse successo. Forse Giorgia Meloni, che ha stabilito un buon rapporto di stima con Draghi, dovrà prendere in considerazione l'idea di entrare nella maggioranza, specialmente in vista di un'uscita del M5S (anche l'ambiguità di Leu dovrà essere chiarita: sulla Cina sta con D'Alema o con Draghi e Biden?). Oltretutto già oggi non regge più la narrazione di FdI che rappresenta l'esecutivo di Draghi come un governo di Sinistra con l'appoggio di Lega e FI. Ieri Marco Travaglio iniziava così il suo editoriale: «La situazione politica è questa: il gover no Draghi fa politiche di centrodestra con una maggioranza di centrosinistra: infatti il centrodestra avanza e il centrosinistra arretra».
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Non sarà del tutto esatto, ma è vero che la Sinistra è molto a disagio in questo esecutivo e ancor più lo sarà per la linea del G7 sulla Cina. Per il centrodestra sarebbe importante essere tutto in maggioranza anche perché si crea una classe dirigente anzitutto assumendosi le responsabilità del governo, prendendosi il peso dei problemi degli italiani, guardando al futuro del Paese e non ai sondaggi dei partiti. Anteponendo gli interessi della nazione a quelli della fazione. Entrare nel governo Draghi è anche una prova di realismo. Governare infatti significa accettare di fare i conti con la realtà che c'è, non con quella che si vorrebbe (e che non esiste). Significa dover fare accordi e quindi accettare anche rospi da ingoiare e gradualità per risolvere i problemi della gente. È qui l'essenza della politica. È stato un certo Joseph Ratzinger - davanti a una platea di politici - che, anni fa, ha fatto l'elogio del compromesso: «essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l'impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose», proseguiva Ratzinger, «ha la vibrazione del moralismo, limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell'umanità dell'uomo e delle sue possibilità. Non l'assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell'attività politica».
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LIMITI DI GOVERNO
Questo realismo significa pure che al Centrodestra, in futuro, non basterà vincere le elezioni. Non può illudersi che, una volta vinto nelle urne, va al governo e fa quel che vuole attuando il suo programma. Non funziona così. Anche perché i poteri di tutti i governanti (perfino il presidente Usa) hanno forti limiti e nessuno ti darà mai le chiavi dell'Italia dicendoti: ora puoi fare ciò che vuoi. Molte prerogative del governo centrale sono oggi devolute al livello inferiore (regionale) e a quello superiore (Ue e alleanze internazionali), cosa che di fatto impone vincoli molto stretti (ci sono pure i mercati...). Bisogna tenerne conto, anche per riuscire domani a cambiare. Del resto- come ripete sempre Draghi - oggi la dimensione dei problemi e l'interconnessione fra i diversi Paesi impone di affrontare tutto insieme agli altri. Infine con Draghi abbiamo scoperto quali positive ricadute ha sul paese avere un premier di grande statura internazionale. Draghi è una personalità da cui non si potrà prescindere neanche dopo la fine di questo esecutivo. In qualche modo il Centrodestra dovrà tenerlo presente per avviare una sua fase di governo stabile. Ciò significa un accordo con l'establishment? Sì.
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