Che flop
Pietro Senaldi su Beppe Sala: umiliato dai sondaggi, centrodestra avanti anche senza candidato
Pare che la candidatura di Oscar di Montigny, genero del patron di Mediolanum, Ennio Doris, sia già tramontata. Il centrodestra adesso cercherebbe una donna per sfidare Giuseppe Sala a Milano. Non serve la Maria Vergine, per vincere non occorrono miracoli, stando a un sondaggio che circolava ieri. Sembra infatti che il centrodestra sia avanti di cinque punti, pur in assenza di candidato. È una notizia che può stupire solo chi vive dentro la prima cerchia dei Navigli, il centro che più centro non si può, o parecchio fuori dalla Tangenziale. Milano infatti non è una città contendibile dal centrodestra, ma una città che il centrodestra può solo perdere, esattamente come cinque anni fa, quando unicamente le divisioni interne allo schieramento misero fuori gioco all'ultimo momento Stefano Parisi e regalarono Palazzo Marino alla sinistra. È una città umiliata da Sala, che ha pensato a se stesso e all'immagine della metropoli ma non a chi ci vive. L'immagine che tutti i milanesi non scorderanno mai è quella del sindaco che in pieno lockdown sale sul tetto del Duomo, come pochi giorni prima aveva fatto l'arcivescovo Delpini. L'alto prelato c'era andato per pregare e affidare la città all'Altissimo, un gesto di umiltà, Sala per farsi immortalare in posa ducesca con le frecce tricolori che gli volavano alle spalle, ostentazione di narcisismo. È tutto qui il segreto e il limite dell'uomo, è un testimonial, non un amministratore. Ottimo per le foto e le relazioni, anche simpatico e arguto, ma sulle nuvole rispetto ai problemi dei cittadini, che lui pensa di risolvere pedalando per le arterie commerciali del centro.
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In posa da vip
Ieri il manager finito in politica, che su Instagram vanta una collezione di foto che pare il book di una star di Hollywood, tutta cocktail, location, animali e maglioncini, ha presentato l'ottava lista che lo sostiene, i Riformisti al Lavoro. Può contare su un cartello più ricco dell'Ulivo di Prodi, ma tutti questi mini partiti civici improvvisati, più che allargare il consenso sembrano fatti apposta per sfumare l'immagine del candidato, che i milanesi di centrodestra non sopportano più e quelli di centrosinistra non si fanno andare troppo bene. Dietro le foto-opportunity di Sala e sotto i grattacieli o i palazzi d'epoca dove abitano i vip meneghini, c'è una città che nessuno racconta ma che negli anni del sindaco rosso si è impoverita tremendamente. Una comunità ferita dal Covid, che ha fatto chiudere migliaia di attività. Milanesi che non si possono permettere di comprare casa nel quartiere dove sono cresciuti, anche se si parla di zone non esclusive. Famiglie che vivono nella metà dei metri quadri dei loro genitori. Milano è una città che ha regalato interi quartieri all'immigrazione, con isolati che possono sembrare bainlieu parigine, solo che non sono in periferia. Il sindaco ha pensato di risolvere il degrado urbano con le piste ciclabili, con il risultato che i tempi di percorrenza in auto sono raddoppiati, in una città che fino a pochi anni fa si attraversava in macchina in mezz' ora. Milano è anche la città dove il sindaco è stato a guardare il Covid compiacendosi che le polemiche riguardassero la Regione a guida leghista e non lui, che ha pure organizzato con il suo sodale Zingaretti aperitivi del contagio e lanciato slogan anti -razzisti tipo "abbraccia un cinese". E ora che la Regione e la città si sono risollevate, non grazie a lui, i milanesi sono stufi di vedere il loro sindaco sfilare alla testa del gay -pride, delle manifestazioni per lo ius soli, di ogni corteo dove è comodo infilarsi.
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Abbandonati
Milano merita un primo cittadino che ha un'idea di città in testa, un uomo di progetti, alla Albertini, che costruisce i grattacieli e non ci si accomoda sopra. Un sindaco che si mostra vicino a chi lavora, che è poi la cifra di questa città. Ecco, i milanesi che devono guadagnarsi il pane con fatica si sono sentiti abbandonati da un uomo che si è sempre mostrato insensibile ai loro travagli, e che ancora lascia i dipendenti pubblici in Smart -working, con tutto quel che ne consegue per la ripartenza della città e lo snellimento delle procedure burocratiche. Un manager che ha portato a due euro il biglietto della metropolitana, per sentirsi londinese, ma in cinque anni non ha ancora aperto una sola stazione della linea 4, attesa ormai da generazioni. Nel frattempo, per facilitare la circolazione, CiecoBeppe Sala sventra una strada al giorno. Un cartello, divieto d'accesso e tra tre mesi chissà che ci troviamo al posto del semaforo. Magari anche un baobab con fauna annessa.
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