Il commento
Vittorio Feltri sulla scarcerazione di Giovanni Brusca: "Se fossi in lui non girerei sereno"
A bocce ferme e dopo una breve riflessione si può discutere a freddo della scarcerazione di Giovanni Brusca, 64 anni, un curriculum delinquenziale spaventoso: si parla di oltre 100 omicidi, inclusi quelli del magistrato Falcone e di un bambino sciolto nell'acido per farlo scomparire dopo la morte. Solo a rammentare le prodezze criminali di questo individuo vengono i brividi e si è assaliti dal disgusto. Ovvio che la gente abbia appreso con rabbia della liberazione di Brusca avendo questi scontato 25 anni di detenzione. Non riesce a capacitarsi che un mafioso che ha sparso tanto sangue e dolore possa uscire dalla cella e rientrare nel consorzio civile. In certi casi, di fronte a delitti atroci, si evoca la pena di morte, è normale che non si pensi a una punizione più idonea perché l'offesa arrecata alla comunità è irreparabile.
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Ma attenzione cari lettori, sono d'accordo che un assassino seriale come quello di cui trattiamo meriti la stessa crudeltà da lui espressa quando commetteva reati gravissimi. Però bisogna tenere conto di un fatto inequivocabile: l'Italia da tempo ha ripudiato la pena capitale e ha deciso di cancellarla dai codici. Quindi non si può decretare. Inoltre fu proprio una vittima illustre, lo stesso Falcone, del picciotto sanguinario a proporre una legge premiale per favorire il fenomeno del pentitismo: se l'omicida confessa e collabora con la giustizia deve usufruire di qualche agevolazione, che lo invogli a cantare, per non essere condannato all'ergastolo ma a una pesante reclusione.
E Brusca, una volta arrestato, questo ha fatto: ha raccontato per filo e per segno le sue imprese da omicida, senza tacere delle complicità di cui si giovò. A questo punto, dato che la legge è uguale per tutti, compresi i malviventi, egli dopo due decenni e mezzo ha ottenuto quello che gli spettava, uscire di galera. Dal punto di vista etico ciò è ripugnante, ma da quello tecnico-giudiziario è un atto legittimo, direi doveroso. Nei panni di costui non circolerei sereno in Sicilia dove ha seminato tanti lutti, avrei paura che qualche familiare delle persone cui ha tolto la vita si vendicasse e mi facesse fuori. Il resto è solo chiacchiera che non incide sulla realtà. Tuttavia i sentimenti popolari vanno rispettati e compresi. Dinanzi a uno stragista crudele e spietato è impossibile non provare una forte repulsione.