Cambio in corsa

Alessandro Sallusti, il governo Draghi mette in difficoltà le strategie di Pd e 5 Stelle

Alessandro Sallusti

Passo dopo passo la politica di Mario Draghi prende forma, e non è una brutta forma. Dalle ceneri del governo più a sinistra degli ultimi anni, quello retto da Pd e Cinquestelle, sta germogliando qualcosa che molto si avvicina alle istanze del Centrodestra. Dal lavoro alla giustizia, dallo sviluppo alle tasse fino alle riaperture post emergenza Covid le decisioni che l'esecutivo ha preso o sta per prendere sono infatti in linea, o comunque non contraddicono, le ricette che da tempo gli alleati del Centrodestra hanno messo sul tavolo.

 

 

 

Parlano i fatti: i Cinquestelle non toccano palla su nessun campo, la sinistra è costretta a fare buon viso a cattivo gioco ed è sull'orlo di una crisi di nervi. Probabilmente è vero il detto secondo cui solo un premier non di destra, o comunque non etichettabile come tale, può riuscire a fare politiche economiche e sociali di destra mettendo a cuccia piazze e opinionisti di sinistra. Non penso che questo accada perché Draghi ha scelto una casacca anziché un'altra tra le tante che formano la sua maggioranza. No, penso che Draghi non faccia di questi calcoli ma che da esperto navigatore semplicemente scelga la strada migliore per uscire dalla crisi e rilanciare il paese.

E quella strada non può essere quella indicata da Speranza, imboccata da Letta o sbandierata dai Cinquestelle (partito in realtà in rotta e ridotto a una babele). È viceversa la strada maestra che da sempre sosteniamo - troppo a lungo in solitudine - del meno Stato e più iniziativa privata, meno burocrazia più libertà, meno ideologia più concretezza.

 

 

 

Ora non dico che ci sia da fare l'ola, ma vedere la sinistra all'angolo che per dare segni di vita deve aggrapparsi alla battaglia del "decreto Zan" - cioè a un problema che riguarda lo 0,6 per cento degli italiani - non può che farci piacere. Che si azzuffino pure sui trans, a noi interessa che tasse, giustizia e lavoro siano in mani altre. Non lo 0,6 ma ben oltre il 60 per cento degli italiani secondo gli ultimi sondaggi sta con Draghi, che per essere uno che non ha un partito alle spalle, che non appare in tv e che schiva i bagni di folla non è un risultato non da poco. In attesa di andare a votare, se la soluzione è "più Draghi meno sinistra", ditemi dove firmare.