Uscite
Enrico Letta, Sallusti durissimo: "Il segretario Pd vola così alto che finisce fuori dal mondo"
Il Pd di Enrico Letta cala sensibilmente nei sondaggi. Già Letta non era un combattente di suo, sette anni di docenza all'Istituto studi politici e affari intenzionali di Parigi ne hanno rafforzato il prestigio ma non la tempra. Se i professori sapessero mettere in pratica ciò che insegnano, quelli di economia e finanza, per esempio, sarebbero tutti miliardari, cosa che non è. Vola alto, Letta tra diritti umani e mondo migliore, intanto Virginia Raggi lo frega sulle canditure di Roma, Calenda lo snobba e Conte lo porta a spasso nelle praterie del grillismo. Non sapendo che fare per tenere su la sua segreteria, Letta rispolvera due vecchi e fallimentari cavalli di battaglia della sinistra. Il primo è quello di aumentare le tasse, a partire da quella di successione, non tenendo conto che anche i suoi elettori tengono famiglia. Il secondo è di demonizzare il nemico, in questo caso Salvini, arrivando ad augurarsi che esca al più presto dal governo (già professore, ma poi chi lo sostiene il governo?).
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Letta in queste settimane ha parlato più di Salvini che dei lavoratori, più di dove va la Lega che di dove vorrebbe portare il Pd, rifacendo gli stessi errori che i suoi predecessori fecero con Berlusconi. Negli ultimi vent' anni il Pd, e la sinistra in generale, ha avuto un solo programma politico: distruggere il nemico quando invece avrebbe dovuto costruire una alternativa credibile. L'antiberlusconismo è stata la forza di Berlusconi e la tomba dei segretari Pd, e il primo che lo archiviò - Matteo Renzi - fece schizzare il partito al 40 per cento e per questo fu fatto fuori dai suoi. Superato il caso Berlusconi come tema e contendente elettorale, il vuoto di idee è stato riempito con la caccia a Matteo Salvini.
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Se fossi un loro elettore, direi ai dem: mo' mi avete rotto, se ritenessi Salvini un genio salvatore non voterei Pd bensì Lega, mi volete invece dire che diavolo volete fare di me e della mia famiglia? E se la risposta è "tassare", capite bene che non scatta la òla neppure da quelle parti. Primo perché potrebbero finire nella rete tanti di loro (i ricchi non sono solo a destra, anzi semmai il contrario), secondo perché, se tassi qualcun altro, posso sì godere ma in tasca ben che vada mi arriva solo qualche briciola. Insomma, cambiano i segretari ma il Pd come lo giri e lo rigiri resta lo stesso: né carne né pesce. Un miscuglio ai più indigesto.
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