Un caso? No, un casino

Ciro Grillo, Filippo Facci e l'sms inviato dalla ragazza dopo la presunta violenza: "Ho fatto un'altra caz***"

Filippo Facci

Bel casino davvero: pare che siamo qui a commentare una sentenza (e già le sentenze non si dovrebbero commentare) e invece la sentenza non solo non c'è, ma non c'è neanche il processo, e neanche il rinvio a giudizio, e neanche la richiesta di rinvio a giudizio, e neanche una posizione univoca tra indagati (i quattro ragazzi) e la denunciante (la ragazza) i quali dovete ficcarvelo nel cranio: sono tutti dei «presunti» qualcosa, non c'è niente di assodato, niente, non è il processo a Genovese dove c'erano 37 telecamere e una confessione, potrebbero anche essere tutti innocenti o tutti colpevoli di qualcosa che non abbiamo voglia di capire o concepire. I giudici servono, e andrebbero selezionati, per conoscere la legge e interpretarla con umanità e intelligenza: altrimenti basterebbero dei software in cui inserire degli schedari. Bisogna avere il coraggio di dirlo, anche se non è l'epoca adatta: uno stupro può essere un'opinione. Anche con noi stessi. E gli altri, e noi? Tutti a buttare in politica lo sfogo di Grillo (perché siamo dei malati) che a sua volta non ha retto la terribile tensione di un'indagine in cui tutto procedeva in maniera incredibilmente normale: tutti a cercare significati reconditi, addirittura a giustificare l'esistenza di un governo solo per via della spada di Damocle che il processo rappresentava (persino Vittorio Sgarbi ogni tanto può dire una cazzata) e tutti a complicarsi la vita scegliendo proprio l'avvocato leghista Giulia Bongiorno come legale della famiglia della ragazza ma anche di Matteo Salvini in altro processo: la stessa Bongiorno della quale tutti hanno lodato la discrezione prima che cominciasse a straparlare anche lei. Perché non è vero che è stata zitta: intanto ha chiamato «imputati» dei semplici indagati, dopodiché è andata in tv, a «Zona Bianca» e a «L'aria che tira» a buttarla in politica e in caciara pure lei.

Silenzio mica tanto - Insomma, silenzio mica tanto: la sfilata in tv è cominciata, e diranno che è colpa di Grillo (Beppe) anche quella. Sui giornali qualcosa è uscito, una sorta di calvario subito dalle ragazze: ed è totalmente da escludere - fidatevi - che possa aver avuto un ruolo il primo avvocato della ragazza prima che le subentrasse la Bongiorno, Laura Panciroli dello studio Ichino: una che, se glielo chiedi, non ti dice neanche che ore sono. Cordialmente, ha fatto notare informalmente allo scrivente solo questo: «Tenga conto che tutta l'attività di indagine viene a conoscenza delle parti solo dopo l'avviso di chiusura delle stesse. Il dato temporale, dunque, deve tener conto di questo aspetto». Non ha detto niente. Ha detto tutto. La versione della ragazza («mi hanno stuprata tutti») è uscita sulla stampa di sabato scorso, dopo la chiusura delle indagini: e dopo la reazione di Grillo: e l'autore finge palesemente di aver aver letto il fascicolo delle indagini per depistare dalla sua fonte. In sostanza si descrive univocamente la versione dello stupro progressivo e catalizzato dall'alcol, il tutto in un clima difficile da comprendere (per noi) dove tra uno stupro e l'altro si parla, si va a comprare le sigarette, ci si dondola sul gazebo, e il giorno dopo si va a comprare - lei - la pillola del giorno dopo e si fa lezione di kite surfing. Lei comunque è turbata, non è soddisfatta e andrà a denunciare otto giorni più tardi, come gli altri a un certo punto vengono a sapere.

Sfumature - Poi, ancora dopo la versione di Grllo, c'è l'uscita televisiva di uno degli accusati Vittorio Lauria che maledice il video di Beppe che a suo dire ha ingigantito tutto, ha eliminato ogni possibile sfumatura rispetto a comportamenti che di sfumature possono averne. Non è che esista solo lo stupro brutale o il più assoluto consenso. Non è che a determinare tutto sia sempre la forza bruta rispetto alla costrizione assoluta. Non è che l'alcol renda dei gorilla tutti gli uomini e delle ninfe tutte le donne. E non è che non ci si possa semplicemente pentire di aver ceduto a dei comportamenti (forzati, insistiti, certamente) quando il sole risorge e la sbornia svanisce. Non è che non possa accadere che tu vada a casa di ragazzi perché te ne piace uno solo (il primo) e però poi finisca in un modo che nessuno ha voluto o saputo frenare. Non è che dopo una nottata passata da cinque giovanissimi marziani che non conosciamo (e dove i due sessi forse non appaiono così diversi tra loro, generazionalmente, da come invece appaiono a noi) una persona non possa riuscire a fare kite surfing o la sera tornare in discoteca. Sarà capitato a molti di risvegliarsi in letti in cui non ricordano come sono capitati. Sarà capitato a molti, magari, di provare una situazione sgradevole e di pentirsi con ancora il saporaccio dell'alcol in bocca. Secondo un accusato lei avrebbe messaggiato a delle amiche: «Ho sbagliato un'altra volta ho fatto un'altra cazzata». È andata così? Ecco: non-lo-sappiamo. Non sappiamo niente. E i processi si fanno anche per questo: ma non dal divano di casa. Tutto è possibile: che uno sia stato uno stupro e un altro no, due no e due sì, tutti e quattro sì, tutti e quattro no, tutti e quattro sì a senza neppure accorgersene, dai rispettivi fronti, se non il giorno dopo. O due. O tre.


La legge lo consente - Così, come al mercato, anche in tribunale si spara un prezzo alto o basso per cercare di mediare. Beppe Grillo ha incaricato un esperto in medicina legale piuttosto noto per cercare di capire le condizioni psicofisiche della ragazza al momento del fatto. La legge lo consente. Sono le odiosissime sfumature che gli interessano: capire quanto ha bevuto, quanto influito, se fosse davvero incapace di difendersi. Si parla tanto di un breve video che proverebbe complicità tra tutti gli attori: lo decideranno i giudici. Così come decideranno se abbia voluto bere vodka o l'abbiano costretta, o se abbiano fatto una gara. Si parla anche di uno dei quattro ragazzi che avrebbe scaricato gli altri perché a un certo punto - dice - lui si è addormentato dopo aver avuto un rapporto condiviso con la ragazza. Normale. Quello che sarà più difficile da comprendere o da ammettere, per noi tutti, è che un rapporto sessuale tra quattro ragazzi e una ragazza possa esser stato uno stupro o anche qualcosa di condiviso, consenziente. Quest' ultima cosa non fa parte della nostra cultura: ma della loro sì. I maschi possono ammetterlo già ora (se non mentono) ma lei avrebbe difficoltà, e il maschilismo anno 2021 è tutto qui. Ieri sera comunque è circolata notizia che gli indagati potrebbero chiedere un rito abbreviato, che consente uno sconto di pena fino a un terzo e sostanzialmente dà ragione alle tesi dell'accusa. Ma non sono tutti d'accordo: per esempio quello che dormiva.