azzerato il ricambio
Coronavirus, la strage silenziosa è quella dei sacerdoti: "Uno su tre è finito al cimitero"
Sono 269 i preti morti per il Covid tra il primo marzo del 2020 e analogo giorno del 2021. Sono conteggiati solo i sacerdoti diocesani, sono esclusi cioè i religiosi. Ricordo servizi televisivi dove si cercavano di sorprendere, facendo a gara con i carabinieri, curati che tenevano alto l'ostensorio per strada, e certe perquisizioni a telecamera accesa in qualche cappella, con tre fedeli in ginocchio e il parroco a benedirli, come se fosse un covo delle Brigate rosse. Ne conosco tanti che la sera correvano nelle case con il cesto della spesa e la comunione da dare al vecchio abbandonato dai figli disperati per non poter uscire, altrimenti erano guai. Eppure io stesso ho avuto il coraggio di rimproverare il loro dir le messe a distanza. E facevano bene, e qualcuno che si è ritratto per la paura c'è stato, ma quanto accorrevano passando da strade laterali per dar conforto la sera, contagiandosi e però senza lamentarsi, stando da soli, persino rinunciando a farsi trasportare in ospedale. Ora esce la statistica, ed è tremenda. I morti tra il clero sono stati in tutto 958, vuol dire che quasi uno su tre è finito al cimitero per il Coronavirus.
L'anno precedente, in analogo periodo, il numero dei deceduti si era fermato a 742. In certe diocesi la falce ha mietuto le sue spighe, con una pervicacia e una mira infallibile, raccogliendo tonache a covoni. Le cifre fanno spavento, ma importante è che non si spaventino loro e soccorrano la nostra solitudine. Anche chi non crede è confortato da chi raccoglie il grido di aiuto anche di chi sta zitto, perché i preti conoscono gli indirizzi dei poveri silenti e dei malati d'anima e di corpo, sono ricettatori di peccati e di dolori. L'Agensir, che fa capo alla Conferenza episcopale e ha provveduto a raccogliere queste notizie, ha compilato una classifica. Sul gradino più alto del podio, in Italia ma di sicuro nel mondo, c'è Bergamo. Questa diocesi ha pagato il prezzo più amaro eppure misteriosamente fecondo con 27 preti caduti sul campo. Pari merito, al secondo posto, è la volta di Milano e Brescia (18 morti ciascuna), indi Trento (17), Bolzano (11), Cremona (9), Parma (8), Como (7), Padova (7), Piacenza (6), Lodi (6), Genova (6), Reggio Emilia (6) e Udine (6). Altri numeri? Ce n'è uno che colpisce. Scrive l'agenzia dei vescovi: «Il contagio ha quasi azzerato il pur modesto ricambio garantito dalle nuove ordinazioni, che sono state 299 nel 2020». Non è la Cei, ma Gesù nel Vangelo, a dire: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi».
E allora perché suo Padre ha permesso questa falcidia? Giornate diocesane e mondiali, dedicate alla coltivazione di nuove vocazioni si susseguono, in molte chiese ogni mattina si prega perché Dio moltiplichi le chiamate in seminario. E che risposta è mai questa? Morti su morti. Certo, in quelle pagine è scritto anche che il chicco di grano che muore porta molto frutto, ma è tardi, e non lo vediamo ancora. Peraltro proprio oggi, venerdì santo, constatiamo che neanche con Lui, il buon Dio ha avuto mano leggera con quei chiodi. C'è qualcosa che si può capire di questo mistero, o se vogliamo garbuglio, solo guardando il Crocefisso, che dovrebbe essere oltre che icona del cristianesimo, segno di una civiltà il cui culmine è versare sangue per amore. Ma tutto è così difficile da dire, mentre ancora sale la marea gonfia di morti, a cinquecento al dì. E tra essi - io oso dire per fortuna - ci sono preti come agnelli. Uno che non è entrato in quel conto di 269 è un amico di tanti giovani del Politecnico di Milano e di vecchi arnesi conosciuti da studente. È trapassato nei giorni scorsi, si chiama don Antonio Anastasio, detto Anas. Presso il suo letto all'ospedale di Niguarda, per mesi e mesi, mentre questo prete della Fraternità San Carlo stava attaccato al respiratore, si è radunato grazie a quel maledetto-benedetto zoom, un popolo che cresceva ogni giorno, per pregare per lui ma in realtà perché lui pregasse per i miseri che siamo noi, in ogni tempo ma specialmente ora. Quindicimila al rosario! Pazzesco? Perché? C'è stato qualche miracolo? Oggi è Venerdì Santo, la Pasqua schiuderà un'alba nuova.