Dipendenze affettive

Vittorio Feltri, spassionato consiglio a Selvaggia Lucarelli: "Come una ginnasiale ri******ta? Meglio non narrarlo"

Vittorio Feltri

Selvaggia Lucarelli senza dubbio non è una stupida, anche se le capita di dire e scrivere corbellerie, succede a tutti, pure a me. Ieri ho letto sul Corriere della Sera una intervista - una paginata - che le ha fatto Elvira Serra. Mi ha incuriosito il titolo: "I 4 anni di amore tossico che mi hanno tolto la dignità. Sono guarita e ora ne parlo". L'ho bevuta ma non sono sicuro di averne afferrato il senso. Mi ha meravigliato il fatto che una donna disinibita e addirittura sfrontata, con un nome aggressivo, Selvaggia, - nomen omen -, abbia potuto soffrire a livello patologico per motivi affettivi.

 

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In questo mio articolo non intendo essere critico nei confronti di una persona che a un certo punto della propria vita si è legata a un uomo in maniera tanto forte da descrivere in seguito il suo rapporto con lui alla stregua di una dipendenza. Capita a tutti di essere innamorati o di pensare di esserlo, ma so che spesso si confonde il desiderio con il sentimento più celebrato nelle canzonette. Quando si è così coinvolti e si perde il senso della misura, può accadere di vedere lucciole e di scambiarle per lanterne. Su questo non si discute. Tuttavia farsi travolgere dalla "malattia" per quattro anni e considerarla addirittura una dipendenza, tipo quella dalla droga, mi risulta eccessivo e merita una chiosa.

La gente normale dopo un paio di anni che frequenta un fidanzato o una fidanzata si annoia e brama di variare, sparire, liberarsi dal peso di una compagnia per forza di cose divenuta stucchevole. Per non parlare del se**o, il quale nel periodo iniziale di una relazione è decisivo, però è altrettanto vero che a lungo andare si trasforma in un esercizio obbligatorio e quindi tedioso, da evitarsi con cura. Mi stupisco che una signora sgamata come Selvaggia abbia patito quale alcolista tenace l'unione con un maschio probabilmente superficiale al pari di tutti i suoi simili. Insomma, cara Lucarelli, ammesso tu sia stata ammaliata da un qualunque pistola, ti consiglio di non narrarlo in giro poiché fai una figura di palta.

 

 

Una femmina che si dà tante arie, verga pezzi che guastano la digestione, imperversa su emittenti nazionali, a un determinato momento non può confessare impunemente di essere stata fragile come una ginnasiale ri****ita, dissipando un patrimonio non indifferente di credibilità. Non ci piove che tu sia antipatica come uno scarafaggio nelle mutande, tuttavia questo conta poco. Ti immaginavo ragazza solida e mi dispiace constatare che invece il tuo passato non differisce da quello di tante oche divoratrici di rotocalchi rosa. Se l'amore è un tormento significa che amore non è. Si tratta semmai di mania, qualcosa da combattere al suo manifestarsi.