Il punto

AstraZeneca è solo l'ultimo errore: ecco tutti i disastri sul vaccino (per seguire l'Europa)

Gianluca Veneziani

«Ce lo chiede l'Europa» dovrebbe essere un buon motivo per fare esattamente il contrario. Se l'indicazione arriva dalle parti di Bruxelles o Berlino, visti i precedenti e i recenti insuccessi, ci sarebbero tutti gli elementi per dire «no grazie, non ci adeguiamo». Questo dovrebbe accadere in un Paese padrone della propria sovranità, che sceglie liberamente la politica sanitaria da seguire. Ma noi, evidentemente, non siamo liberi, ci limitiamo ad andare a rimorchio degli altri. Siamo nani politici, né grandi né vaccinati. Così, quando la Germania, ossia il Paese che di fatto governa l'Europa, ha proclamato lo stop temporaneo ai vaccini AstraZeneca, noi ci siamo inchinati al volere di Frau Merkel e dei suoi accoliti. 

 

E quando anche Re Sole Macron ha fermato il "temibile" siero d'Oltremanica, non abbiamo potuto che obbedire per la seconda volta. L'asse franco-tedesco decide tutto: che sia fatta la loro volontà. Lo ha ammesso candidamente lo stesso premier Mario Draghi, l'uomo che dovrebbe renderci di nuovo protagonisti in Europa e che invece, se queste sono le avvisaglie, pare confermare la linea dei suoi predecessori: mantenerci subalterni in Europa. Non appena ha saputo che il ministro della Salute tedesco Jens Spahn aveva sospeso l'inoculazione del vaccino AstraZeneca, e come la Germania anche la Francia e l'Olanda, il nostro premier ha pronunciato le frasi di resa: «Dobbiamo muoverci all'unisono con gli altri Paesi europei», concordando con il ministro Speranza la linea dell'italica rassegnazione: «Se mezza Europa per ragioni prudenziali sospende AstraZeneca, per noi è difficile andare avanti». Il tutto avveniva nella remissività dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco che, nel momento in cui all'europarlamento garantiva sulla sicurezza di AstraZeneca, si ritrovava ad accettare le decisioni anti-vaccino inglese prese da Germania e Francia. Più che l'Ema in Europa conta l'Emo, cioè l'emotività sanguigna della comunicazione. 

ALLA FACCIA DELLA SCIENZA
E questo, completamente a prescindere dal merito, ossia dal fatto che al momento manchi la benché minima evidenza scientifica sulla correlazione causale tra somministrazione del vaccino e i casi di morti sospette; e a prescindere dal quadro generale, ossia dallo scenario che vede nell'Europa continentale ben 5 milioni di persone vaccinate AstraZeneca, a fronte di (solo) una trentina di morti dubbie, e tutte da sottoporre a verifica, dopo l'inoculazione del siero. Senza considerare poi i possibili danni a lunga durata in termini di velocità della campagna vaccinale: AstraZeneca ha siglato un accordo per fornire 400 milioni di dosi ai Paesi Ue; se il vaccino venisse definitivamente vietato, gli effetti, in quel caso sì, sarebbero devastanti. Con ricadute immediate anche in Italia dove il premier si era appena impegnato a dare «nuovo vigore alla campagna vaccinale». Certo è che, con il panico generato e la fiducia minata nei cittadini, sarà dura riprendere qualsiasi piano rapido di vaccinazioni di massa. 

 

SBAGLIARE È UMANO, PERSEVERARE...
Però lo ha voluto l'Europa e abbiamo obbedito. Un'Europa, stavolta intesa come Ue, che abbiamo già colpevolmente assecondato quando si è fatta prendere in giro dalle case farmaceutiche, siglando contratti in cui mancavano clausole che prevedessero penali in caso di mancata consegna delle dosi. Eppure, nonostante queste defaillances, che incidono nella salute e nella vita di noi cittadini, continuiamo a reputare sacro ciò che viene detto e fatto in quel pezzo di continente racchiuso nel Triangolo Berlino-Parigi-Bruxelles. E intanto, giusto per trovare un capro espiatorio e un nemico esterno, ci facciamo convincere che il vero Male sia britannico e indossi le vesti dell'Union Jack e non dell'Unione europea. Ecco allora l'allarmismo, con tanto di sottolineatura geografica, sulla variante inglese del virus, reputata l'unica vera responsabile dell'accelerazione dei contagi. 

Ed ecco adesso la caccia al vaccino inglese AstraZeneca, giudicato al pari di un veleno letale (mentre la Germania, sotto sotto, gongola, sognando di poter vaccinare mezza Europa col tedesco BioNTech). Ovviamente ci si dimentica di ricordare che la Gran Bretagna ha già vaccinato quasi 25 milioni di persone, che presto raggiungerà l'immunità di gregge e che gli oltre 10 milioni di sieri AstraZeneca là somministrati non hanno dato alcun effetto negativo grave. Ma niente, in questa comunicazione ottusa e dettata da ragioni geopolitiche, anziché gridare "God save the Vaccine", anche noi italiani ci siamo conformati a dire "Dio stramaledica gli inglesi". Siamo stati convinti che il marcio sia a Londra. Scordandoci la rogna che c'è invece a Berlino o Bruxelles.