Di Renato Farina

Coronavirus, il governo ci tratta da malati: l'abuso di potere con cui offendono la nostra libertà

Renato Farina

 Fino a ieri ci siamo stati in libertà provvisoria. È stata la domenica, forse l'ultima domenica, senza guinzaglio. Siamo stati trattati come bambinoni, e diciamo grazie per il permesso, come se fosse stato Carnevale. Siamo stati guardati comunque malissimo da politici e scienziati i quali hanno osservato i nostri spostamenti come fossimo formiche irresponsabili, solo perché - rispettando le regole della distanza, delle mascherine e del lavaggio delle mani - abbiamo approfittato del diritto di vivere, muoversi, manifestare con prudenza affetto, fare acquisti in coda distanziata, e per questo trattati da irresponsabili dai campioni del mondo del dispotismo, che hanno usato del loro potere per offendere la libertà ma soprattutto la ragione e il buon senso. Qualcuno vuole spiegare perché ieri, 20 dicembre, il governo ha stabilito che fosse Carnevale e il virus se ne sarebbe stato calmo, con ciò lasciandoci andare al bar e in chiesa senza autocertificazione, e invece da oggi in poi no?

A proposito da oggi in poi che si può fare e che cosa no, secondo i nostri Pico della Mirandola incadregati al comando? Il popolaccio, tra cui noi ci collochiamo volentieri, ha afferrato un solo concetto lampante a proposito delle regole fissate per Decreto e comunicate da Giuseppe Conte in conferenza stampa: e cioè che il casino comincia oggi, lunedì 21 dicembre. Il resto è un ginepraio di colori pasticciati, date sovrapposte, gradi di parentela impossibili da sbrogliare senza esame del Dna. Chi non è uscito di casa per respirare in questo fine settimana è plausibile abbia passato il tempo a risolvere il rebus dei permessi, delle multe e delle deroghe, in quali giorni valgano e quali no, da che ora a che ora. I quiz per essere ammessi alla Nasa sono per dilettanti rispetto alle competenze metafisiche e algebriche da esibire davanti all'ultimo Dpcm di Conte e Speranza.

NEANCHE ALLA NASA
Per dirimere ciò che è ritenuto pericolosissimo dal governo, suscettibile di sicuro contagio, e ciò che invece è guardato con benevola condiscendenza, c'è chi si è procurato la mitica Gazzetta Ufficiale per palpare personalmente la dotta materia. Finché lo zelante cittadino ha dovuto arrendersi constatando che il ginepraio di gialli e rossi nonché di arancioni è tale che ha mandato in tilt persino i tipografi e i revisori del giornale più perfetto del pianeta: dal quale risulta testualmente che il Dpcm entrerà in vigore sì il 21 dicembre, come avevamo capito, ma dell'anno 2021. Incredibile ma vero. Ma tanto un anno più un anno meno che sarà mai, ci sarà sempre Giuseppe Conte con il suo compare Covid, a giustificare reciprocamente la loro permanenza con la scusa dell'emergenza. È la strategia della tensione sanitaria, che autorizza a trattare gli italiani da sudditi sotto schiaffo, autorizzati alla circolazione - come i trenini elettrici dei regali di Natale di una volta - purché obbediscano a semaforini sincronizzati dal sadismo di incompetenti. Oggi il giallo, domani il rosso.

Ma perché? Perché sì. Anzi: siccome a Natale si è portati a ritrovarsi in famiglia, si autorizza la gente a farlo il 20, ma il 25 guai, fucilateli. Sono misure di pedagogia da Stato comunista. I cittadini devono essere guidati dalle avanguardie che incarnano il senso della storia, e li condurranno verso il roseo avvenire. Al diavolo! Il Corriere della Sera che è l'organo ufficioso del governo, deposta la vetusta Gazzetta, ha annunciato ieri con il suo titolo di apertura il vademecum per lo zelante italiano: "Case, visite, viaggi: tutte le regole". Perfetto. Ci siamo cascati in tanti. Senonché dopo tre righe di sintesi in cui non si spiegava niente, si annunciava: "Da pagina 2 a pagina 13". Dodici paginoni di regole! Se uno comincia a leggerle davvero, prova a prendere appunti per non confondersi, quando sarà pronto a scendere in strada, ci sarà già un nuovo Dpcm. Sarà sopravvissuto, ma a prezzo di non aver vissuto neanche mezz' ora. Pure chi si arrischierà a mettere il naso fuori di casa se la passerà nell'angoscia, incerto se si possa fare o meno quello che i comandamenti prescrivono da Mosè in poi. Tipo: onora il padre e la madre.

DIRITTI, NON PRIVILEGI
Mi permetto un esempio personale, ma ciascuno ha il suo. Nei giorni arancioni o rossi - devo controllare - si possono andare a trovare i genitori (non ho capito se vale il reciproco) solo se si abita nella stessa regione, e i figli risiedano in un piccolo comune. Eravamo contenti in casa. Si fa. Tiè Covid. La famigliola abita in provincia di Pavia, paese di 3 mila abitanti, noi nonni in una cittadina che per fortuna non è capoluogo di Provincia. Felicità. Aggirati i trabocchetti del Dpcm. Poi la scoperta. Vietato: la distanza è di 47 chilometri, non si può! Il massimo tollerabile è di 30 km. Ma perché, che ne sa il virus? Salta in macchina dopo Gorgonzola? Io ho tirato una riga: in linea d'aria, forse ci stiamo dentro.

Ma no, i carabinieri controllano su Google Maps. Idea. Affittiamo una seconda casa a metà strada, in Regione, ovvio. In compenso i consuoceri stanno a venti chilometri, ma la visita è vietata: stanno in provincia di Piacenza. Non siamo così sciocchi da ritenere che esista il diritto di negare i fatti, e cioè che il Covid sia pericoloso. Non esiste la libertà di fare del male impunemente, e nessun gaglioffo o fuori di testa deve poter sparare in faccia il suo fiato al prossimo, ma fatte salve queste norme basilari, il resto è arbitrio dispotico. Come si fa a dire che il 6 gennaio possono circolare solo i Re Magi e la Befana perché ci si contamina, ma il 7 invece, quando non interessa a nessuno, si può uscire di casa? Sono le famose vacanze intelligenti? Non si possono trattare così i cittadini, come coglioni da sorvegliare con codicilli utili solo a schiacciarci. Trasformare in privilegi quel che sono diritti connaturati al nostro esistere come persone è un delitto contro qualcosa di più vitale della nuda vita. Non c'entra nulla con la difesa dal virus.