attacco al cristianesimo
Contro il Natale un'offensiva di rara virulenza: oggi più che mai ci servirebbe un Papa che lo difenda. Ma Francesco...
Dio, quanto servirebbe un Papa oggi. Non stiamo flirtando con la blasfemia, al contrario, intendiamo un Papa in senso letterale, normale, un padre della cristianità certo immerso nelle faccende temporali, ma anche pronto ad alzare la voce quando questa è oggetto di attacchi scomposti. Come quello che in tutto il mondo si sta portando al Natale, al centro di un'offensiva di rara virulenza. E non alludiamo al Covid, ma a un agente infettivo perfino peggiore: il potere politico. Cominciamo dalla terra in cui l'attacco è dichiarato in stile autoritario, che per tetra ironia è anche quella con cui l'attuale Pontefice, Francesco, ha entusiasticamente rinnovato un patto di collaborazione: la Cina. Lì, fedele alla lezione marxiana, il Partito vieta ai propri membri (che poi sono anche i quadri dello Stato, essendo le due entità indistinguibili, come in ogni totalitarismo) qualsiasi celebrazione natalizia, in quanto «oppio spirituale». Del resto, la (numerosa) comunità cristiana non riconosciuta ufficialmente è già costretta a commemorazioni clandestine, mentre quella ufficiale svolge i propri riti previo controllo dei funzionari del regime, con tanti saluti alla distinzione introdotta dal nascituro tra quel che è di Cesare e quel che è di Dio, da quelle parti due sinonimi minori di Partito comunista.
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SANITOCRAZIA
Ma non va molto meglio nel Vecchio Continente, il nostro, quello che coincide con la stessa avventura storica, filosofica, religiosa del cristianesimo. Due giorni fa era sfuggita addirittura l'indiscrezione che la Commissione Ue intendesse vietare la messa di Natale, di fatto scavalcando il Politburo cinese quanto a zelo cristianofobo. Poi a Bruxelles devono essersi accorti che lo Stato di diritto è ancora formalmente in vigore, e hanno aggiustato lievemente il tiro. Se la libertà di culto (per ora) non si può stracciare palesemente, la si può pur sempre edulcorare all'infinito, sfruttando le pieghe liberticide della sanitocrazia, la sacrosanta necessità di contenere il contagio distorta in «pretesto per l'autoritarismo» (non l'ha detto un No Mask ubriaco sventolando Libero, bensì il premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa). Ecco allora le linee guida sfornate ieri dagli euroburocrati, che nel (malaugurato) caso di cerimonie religiose, invitano gli Stati «a evitare servizi di grandi dimensioni, utilizzare trasmissioni online, televisive o radiofoniche, vietare il canto collettivo». Insomma: pochi, in smart-preghiera e muti. Sono i cristiani del 2020 in Europa, non in Arabia Saudita. C'è poi il giacobinismo protocollare, compulsivo, farsesco del governo Conte, non a caso il più filocinese tra quelli (nominalmente) occidentali. Anticipando in Parlamento l'orientamento dell'imminente Dpcm, il ministro della Salute Roberto Speranza ha decretato, per dirla con la neolingua del Pandemicamente Corretto, l'impossibilità di fare visita ai propri congiunti residenti in altre Regioni e fin in altri Comuni, per i giorni 24-25-26 dicembre e 1 gennaio. Focalizziamo, ché il burocratese è fatto apposta per ovattare il nonsense: se vivo a Milano, non posso trascorrere il Natale con i miei genitori che stanno a Sesto San Giovanni. Anche la dimensione più domestica, intima, elementare della festa, quella che ci rinsalda nella bolla affettiva con i nostri "prossimi" nel senso più pieno, è spazzata via dalla furia regolamentatrice dei giallorossi.
SOTTO ASSEDIO
Mai, in tempi recenti, il Natale, il Natale autenticamente cristiano, vissuto con modalità, liturgie, solennità cristiane, è stato così sotto assedio nel globo. Se vi chiedete cosa faccia nel frattempo il pastore della Chiesa, sappiate che Bergoglio è intento ad esternare contro la proprietà privata (che «non è assoluta», ricorda citando tre parole di Giovanni Paolo II che erano precedute da una condanna lunga e dettagliata del socialismo e del marxismo, totalmente omessa dal successore) o ad evocare la possibilità di un «rito amazzonico» che includa pratiche religiose indigene, sostanzialmente una riverniciatura paganeggiante del cristianesimo. Sì, c'è urgente bisogno di un Papa. Il punto è avvistarlo.