Regole

Ue, l'Italia viola i principi del sistema giudiziario e del bilanciamento dei poteri ma Bruxelles tace

Iuri Maria Prado

Sistema giudiziario. Quadro anticorruzione. Pluralismo dei media. Bilanciamento dei poteri. Sono - dice l'Unione europea - i quattro pilastri fondamentali dello Stato di diritto, e l'Unione si incarica ogni anno di monitorarne l'effettività negli Stati membri. Deve trattarsi di un monitoraggio abbastanza trascurato e concessivo se non rileva che l'Italia, nel 2020, è in affanno nel rispetto delle minime regole costituzionali in tutti quei comparti. Il sistema giudiziario è governato da una casta irresponsabile che fa traffico di nomine, carriere e processi in violazione di qualsiasi canone legale e nell'appalto alla magistratura inquirente di un potere pressoché incontrollato. Il tutto, con un grado infimo di efficienza sistematica e con bassissimo livello di tutela dei diritti individuali dei cittadini. Il cosiddetto quadro anticorruzione è allestito con misure di retorica ultrapunitiva - dove il tangentaro è sostanzialmente equiparato allo stragista - che sequestrano la vita economica del Paese mentre non ne attenuano l'inevitabile propensione all'illegalità nella giungla degli articolati che srotolano commi a centinaia. Il pluralismo dei media, presidiato da autorità assonnate e da stolide burocrazie sindacali, è deturpato da un bubbone fascista - l'Ordine dei giornalisti - inestirpabilmente radicato nella fibra conformista della stampa più impresentabile d'Europa.

 

 

Il bilanciamento dei poteri è ben misurabile dando un'occhiata alla produzione di decreti personali del presidente del Consiglio mentre il Parlamento è messo in lockdown, con il dibattito pubblico trasferito nelle conferenze stampa dove i supercommissari e i tecnici di regime fanno comizi governativi e insultano chiunque si azzardi a porre la domanda sbagliata. I reality di Villa Pamphili e i vernissage bocconiani dove il senatore a vita Mario Monti fa da spalla ventriloqua alla signora van der Leyen non dovrebbero essere l'esclusiva sede di manifestazione del volto europeo, perché accanto al sovranismo ba-bau di qualche cattivone facile da mettere all'indice c'è il caso Italia, che non è meno grave solo perché abbiamo mandato lassù Gentiloni a esportare il vaffanculo beneducato e Sassoli a organizzare convegni in streaming con Beppe Grillo. La realtà è che l'Italietta fascio-progressista accreditata a Bruxelles per scongiurare "la pericolosa deriva sovranista" di cui ormai si legge persino nelle sentenze dei magistrati italiani (a proposito di sistema giudiziario rispettoso dello Stato di diritto) rappresenta in modo esemplare l'inaderenza europea ai principi che pure dovrebbe salvaguardare, i "pilastri" di cui si vagheggia nei trattati mentre qui, mezzi marci, affondano nella melma del modello italiano.