Al vetriolo
Filippo Facci contro Lucia Azzolina: "Il ministro dell'auto-distruzione che ammette di non contare nulla"
Domande cruciali: chi conta davvero in Italia? È la carica che fa l'uomo, o è l'uomo che fa la carica? Risposta: sappiamo soltanto, nel caso, che la carica non fa la donna e che la donna non fa la carica, cioè sappiamo che l'Azzolina non conta un tubo e che se n'è accorta anche lei. E questo ci rattrista, perché è una dinamica che abbiamo visto altre volte e che no, non dipende dal fatto che un improvvisato ministro possa essere semplicemente incapace, inetto, inaffidabile, maldestro, incompetente, inabile a imporsi, non in grado di influenzare le decisioni altrui: queste sono speculazioni politiche. Il punto è che il ministro che si occupa delle scuole, in concreto, non può decidere sulle scuole, è la colpa della carica che è fatta male, e se n'è accorta anche il ministro parlando ieri alla radio: «Questo è un Paese in cui il ministro dell'Istruzione non può decidere sulla chiusura o sull'apertura di una scuola, mentre altre autorità possono decidere in merito, quindi non faccio altro che alzare la cornetta del telefono per parlare con tutti quanti nel rispetto tra le varie istituzioni».
Quindi, se in passato qualche ministro dell'Istruzione ha operato bene, come avrà fatto? Era bravo al telefono. In ogni caso non è vero che Lucia Azzolina passerà alla storia solo per oltre due milioni di banchi (più o meno a rotelle) che peraltro all'inizio della scuola ancora non c'erano: è chiaro che la colpa è stata di Domenico Arcuri, il ritardante naturale, l'uomo che tra cento altre commesse aveva preso anche questa e poi aveva raccontato, ai giornalisti, che un Paese che produce 200mila banchi l'anno - il nostro - poteva produrne più di due milioni in un mese. Che c'entra l'Azzolina? Lei non c'entra, lei non conta.
I TRE DIESSINI
Anche la chiusura e riapertura delle scuole non c'entra con il ministro della scuola. Quando il governatore della Campania Vincenzo De Luca decise appunto la chiusura delle scuole, lei non potè fare nulla, e lasciò che il governo, attraverso il ministro per le Autonomie Francesco Boccia, tuonasse con parole di fuoco: «Sarebbe opportuno un raccordo tra governo e regioni». Terribile: una reprimenda mai vista. Ma poi, in ogni caso, a decidere è il Tar (tribunale amministrativo, effettiva anomalia italiana) che dopo un ricorso del governo diede ragione a De Luca. Mentre, dopo il ricorso contro la Calabria, che aveva chiuso a sua volta, invece vinse il governo. E in Puglia, dove il governatore Michele Emiliano ha chiuso tutto anche lui (De Luca, Emiliano, Boccia: tutti diessini, peraltro) c'è il Tar che ieri pomeriggio ancora si riservava di decidere, insomma prendeva tempo.
Da capo: che c'entra in tutto questo l'Azzolina? Non c'entra, non conta, ed ha l'umiltà di ammetterlo. C'è una sola importante istituzione - baluardo del welfare - che ha mostrato di ascoltare davvero e interamente il ministro Azzolina: il nonno. Sì, perché c'è un nonno che ha scritto al ministro al punto che lei ha deciso di rendere noto il carteggio (su Facebook) strappandolo al segreto di Stato: «Gentile dott.ssa Azzolina, sono un nonno di 63 anni che accudisce da 5 anni le sue nipotine di 6 e 3 anni, in supporto alla famiglia della mia primogenita Ritengo che lei, nei mesi scorsi, sia stata sottoposta ad un attacco, tanto pretestuoso quanto vergognoso, che ha pochi precedenti nella vita politica del nostro Paese». E sin qui non fa una piega, magari precisando che una come l'Azzolina in effetti ha pochi precedenti nella vita politica del nostro Paese.
LA LETTERA DEL NONNO
Comunque: «Sicuramente ha troppo di cui occuparsi per avere tempo di leggere queste righe», scrive il nonno, «ma vorrei comunque ringraziarla di cuore per avere continuato a sostenere la necessità di mantenere la scuola aperta ai nostri bambini». Che infatti è chiusa quasi dappertutto (non sappiamo da dove scriva il nonno) oppure ridotta a lezioni in teleconferenza. Tralasciamo la risposta del ministro al nonno («sono io che ringrazio te», il nonno le dà del lei, lei risponde dandogli del tu) ma apprendiamo che le lettere all'Azzolina sono «migliaia». Del resto questo è il governo delle letterine scritte da bambini di cinque anni (a Giuseppe Conte) o scritte da nonni che denotano lo stesso grado di lucidità. Diamo atto che è comunque diventato, o restato, il target residuo dei grillini.