Esempio
Coronavirus, la Cina fuori dall'emergenza: "Un'operazione titanica con i tamponi per evitare l'aumento di contagi"
A Qingdao, grande città cinese di 11 milioni di abitanti che si affaccia sul mar Giallo, sono stati scoperti pochi giorni fa 12 positivi al Covid. Da Pechino è partito subito l'ordine: fare tamponi a tutti per bloccare i contagi. Così la municipalità della megalopoli a sud-est della Capitale è partita con un'operazione titanica: l'obiettivo è testare gli abitanti in cinque giorni. Ripetiamo: 9 milioni di esami da eseguire in 5 dì. Ebbene, ieri mattina oltre 7,5 milioni di persone risultavano essere state sottoposte a tampone molecolare. La commissione sanitaria municipale di Qingdao ha fatto sapere che finora sono stati analizzati più di 4,06 milioni dei campioni raccolti e, ad eccezione dei casi già segnalati (poco più di una decina), non sono stati rilevati altri positivi. L'agenzia Ansa riferisce che Chen Wansheng, un funzionario del Comune, ha spiegato come cinque città della regione dello Shandong si siano unite a Qingdao per aiutare a somministrare e analizzare i tamponi e più di 1.200 persone sono state inviate nella città per assistere con i test. Mobilitati più di 10.000 medici e 20.000 volontari. Secondo Zhang Huaqiang, della commissione sanitaria municipale, per migliorare l'efficienza è stato adottato un approccio di test misto. In pratica «se un campione "10 in 1" risulta positivo, informiamo le 10 persone di sottoporsi separatamente all'isolamento e ai test per identificare ulteriormente il portatore del morbo».
Altro film - Dalla Cina a Roma. Altro film. L'Unità di crisi Covid-19 della Regione Lazio ha comunicato la situazione delle attese ai drive-in regionali. Asl Roma 1: Labaro 110 auto in coda per l'esame, San Giovanni 91 (e 253 persone in fila al drive in pedonale), Santa Maria della Pietà 82; Asl Roma 2: Togliatti 200, Odescalchi 90, Campus Biomedico 198, Istituto Zooprofilattico 250, Santa Lucia Ardeatina 35. Capite allora perché nell'ex celeste impero non si riscontri un incremento degli infetti, mentre da noi continuano a salire? È l'approccio diverso. Senza certamente elogiare il regime comunista cinese, bisogna però sottolineare come Pechino punti ad attaccare il virus, a individuarlo il prima possibile per isolarlo in modo da salvaguardare la società, la sanità e l'economia. L'atteggiamento italiano e, in generale, occidentale è invece attendista.
Noi lo aspettiamo il Corona e poi cerchiamo di incrementare il numero di posti letto. Solo Luca Zaia, per primo, aveva intuito la forza della prevenzione. I primi drive-in, ovvero i luoghi dove il personale medico attende potenziali contagiati per eseguire il tampone fuori dagli ospedali, sono scattati a fine marzo in Veneto. E subito dopo in Emilia-Romagna e via via nelle varie Regioni. Certo, serviva personale e reagenti per analizzare i test. Mesi fa scarseggiavano entrambi, adesso c'è tutto però mancano i macchinari che processano i test. Si forma in pratica, come ha scritto pochi giorni fa Lorenzo Mottola su Libero, un imbuto che non permette la proliferazione dei tamponi. Non parliamo poi della burocrazia o delle gelosie fra camici bianchi, le quali non permettono agli studi privati di accelerare la mappatura dei contagi in Italia. Risultato finale: siamo indietro.
Costi e benefici - In realtà, dicevamo, è l'intero Occidente che forse ha sbagliato approccio, rimanendo sulla difensiva. Ad aprile la Rockefeller Foundation aveva fatto un calcolo: se in America facessimo 30 milioni di tamponi a settimana, torneremmo alla normalità il più presto possibile. Certo, all'epoca i tamponi costavano: per 30 milioni di esami sarebbero serviti 100 miliardi di dollari. Quasi 400 miliardi al mese. Uno sproposito. Ma quanto ha perso in termini di Pil, di posti di lavoro, di fiducia il tessuto sociale americano ed europeo. Gli 11.700 miliardi stampati dalle banche centrali o distribuiti dai governi non hanno né salvato l'economia (ancora in difficoltà) né sconfitto il morbo. Non era meglio allora "tamponare" tutti? Servivano risorse e personale? Ovvio, ma i costi sanitari ed economici sarebbero stati inferiori. In base ai dati diffusi ieri il Friuli Venezia-Giulia ha effettuato 496 tamponi ogni 100mila abitanti, il Veneto 430, l'Emilia Romagna 350, la Lombardia 289, il Lazio 263, la Campania 196, la Puglia 145, la Sicilia 140 e la Calabria 125 (record negativo italiano). Fatalità, questi numeri sono proporzionali al tasso di occupazione di letti in ospedale da malati, più o meno gravi. È proprio vero: chi trova un tampone, trova un tesoro.