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Vittorio Feltri, un inaspettato e sincero augurio alla Azzolina: "Non sarà un genio, ma non è sempre lei la responsabile"
Domani la scuola italiana va sotto esame. Aperte le aule, che sono state chiuse per mesi, capiremo se le strutture sono in grado di reggere alla prova del Covid, un vero cataclisma. Sui giornali si segnalano tutti i problemi e i rischi che corre la Pubblica istruzione. Si tratta di allarmismo esagerato se si considera che il nostro sistema educativo è deficitario da decenni. Immancabilmente a settembre, cioè al via delle lezioni, si lamentano carenze d'organico. Manca una quantità sterminata di docenti e le classi soffrono un numero eccessivo di supplenti. Perché questo? Il corpo insegnante conta complessivamente un milione di persone. Più che sufficiente per il funzionamento del baraccone. Peccato che ogni dodici mesi circa 40 mila tra maestri e professori vadano in pensione e l'istituzione non è capace di rimpiazzarli tempestivamente. Prima che essi vengano sostituiti trascorre spesso un lustro, il che vuole dire che il buco nell'organico diventa una voragine: all'appello non rispondono 200 mila pedagoghi. Ovvio che la scuola non funzioni a dovere.
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Lo Stato arriva sempre in ritardo rispetto alle esigenze della gente. Il problema, per quanto ne dica Salvini, non è la attuale ministra Azzolina; siamo di fronte a un dramma antico di tipo strutturale. Chiunque si sia alternato alla guida del dicastero che si occupa di alunni e studenti ha rimediato figure barbine, non solo per proprio demerito. Va rifondato l'intero sistema partendo dal principio che un paese che trascura la cultura è destinato a fallire. Non è vero che i nostri ragazzi siano vocazionalmente ignoranti. Imparano ciò che possono compatibilmente con la preparazione dei docenti, i meno pagati e apprezzati del continente. Ora si discute del fatto che molti cattedratici del Sud non abbiano voglia di tornare al Nord per riprendere il lavoro dopo l'epidemia, nel terrore di ammalarsi. Vanno compresi. Come vanno compresi i settentrionali che non amano dedicarsi all'insegnamento in quanto non guadagnano abbastanza per sopravvivere decentemente. Un esecutivo efficiente, e non è il caso di quello attuale e neppure dei precedenti, dovrebbe rifondare l'istruzione da cui dipende il futuro nazionale. Ma non credo sia pronto ad una simile impegnativa operazione. Più facile continui ad esporre al pubblico ludibrio la ministra Azzolina. Che non sarà un genio però non può essere considerata responsabile di ogni falla, soprattutto in considerazione dei disastri creati dal virus, i quali hanno mandato in tilt l'intero Paese, scuola compresa. Non possiamo fare altro che augurarle buona fortuna.