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Lucia Azzolina, "adesso serve un miracolo": l'ultimo pasticcio del ministero dell'Istruzione
Il professore di francese che non ha mai studiato francese. L'insegnante di sostegno che non ha mai lavorato con un disabile. Nella scuola targata Azzolina, tra banchi con le rotelle, presidi trasformati in geometri e termoscanner fantasma, capita perfino questo. Il ministro dell'istruzione sostiene di aver fatto salti mortali per far ripartire la scuola il 14 settembre, la verità è che adesso serve un miracolo per salvare i nostri studenti dalle conseguenze delle sue scelte sbagliate. L'ultimo pasticcio arriva dalle graduatorie provinciali per le supplenze. Gli uffici ministeriali hanno poco tempo per verificare l'autenticità delle dichiarazioni che vengono fatte sotto la responsabilità degli aspiranti supplenti. Il risultato è che tra gli errori casuali e quelli volontari, ci si ritrova davanti situazioni imbarazzanti come quella, appunto, di un professore di francese che a stento sa dire "au revoir".
Magari è laureato in cinese mandarino o in arabo antico, peccato che gli venga chiesto di insegnare una lingua che non conosce. Un'infornata di docenti impreparati o inadeguati al ruolo si prepara ad entrare in aula. Come se non bastassero le mille incognite legate all'evoluzione dell'epidemia, ora sull'anno scolastico incombe pure lo spettro dei ricorsi dei precari esclusi dalle graduatorie che pioveranno sul dicastero di via Trastevere. Fino ai primi di agosto il mondo scuola era avvolto da una nebulosa che teneva le famiglie in ostaggio di decisioni che non arrivavano. E tutti si attaccavano alla Azzolina come fosse un oracolo.
Poi, appena parlava, cascavano braccia, aspettative e pure altro. Settembre appariva come un enorme buco nero. Adesso che l'inizio della scuola è stato garantito, sembra di camminare sulle sabbie mobili. E ad ogni dichiarazione del ministro si ha la sensazione di sprofondare. Le famiglie sono preoccupate per come sarà garantita la didattica, per la preparazione degli insegnanti, per quei professori bravi ma «fragili» che potrebbero non presentarsi all'appuntamento del primo giorno lasciando la cattedra nelle mani di chissà chi. La Azzolina paga sicuramente le mille retromarce, le dichiarazioni fuori luogo, le idee che le venivano in testa (vedi i box di plexiglass) e che si ostinava a comunicare senza prima contare fino a tre. Salvo poi cambiare idea. L'ultima? Vietare il canto in classe. Ma come impedire a un bambino di quattro o cinque anni di intonare la canzone del suo cartone animato preferito? La Azzolina un'idea (sbagliata) ce l'ha. Ma non datele troppo peso. Tanto poi la cambierà.