Censura?
Paolo Becchi sui verbali del Cts: "Fateci leggere quelle carte. Vogliamo la verità sulla libertà negata"
"Trasparenza". Questa una delle tante parole pronunciate dal premier Conte durante le ormai famose conferenze-stampa della Fase1. Eppure qui di trasparenza non ne vediamo proprio. Il primo atto l'abbiamo ricostruito qualche giorno fa su questo giornale. La Fondazione Einaudi ha presentato istanza di accesso civico generalizzato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Protezione Civile, per conoscere il contenuto di cinque verbali del Comitato tecnico scientifico sui quali si fondavano quattro Dpcm del premier, emanati tra marzo e aprile: si tratta dei Dpcm maggiormente limitativi delle libertà personali. La Presidenza del Consiglio si è opposta perché si tratterebbe di atti di lavoro interni e non di "atti amministrativi".
Ma il Tar del Lazio, ha accolto il ricorso nel merito ritenendo i verbali del Comitato tecnico scientifico atti prodromici ai Dpcm, cioè necessari e propedeutici alla formazione dell'atto amministrativo medesimo, quindi rientranti tra quelli per cui è possibile l'accesso civico generalizzato. La sentenza del Tar non lascia dubbi: la Presidenza del Consiglio deve rilasciare alla richiedente copia di quei verbali. Ma l'Avvocatura generale dello Stato - che rappresenta in giudizio la Presidenza del Consiglio - ha impugnato la sentenza davanti al Consiglio di Stato chiedendo - in via cautelare - l'emanazione del decreto che sospende l'efficacia esecutiva della sentenza di primo grado. Il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva e rinviato la discussione, sia per l'approfondimento dell'istanza cautelare che per il merito della causa, al 10 settembre. Questo lo stato delle cose.
Tra i motivi addotti dal Governo nel ricorso in appello c'è il «danno concreto all'ordine pubblico e la sicurezza che la conoscenza dei verbali del Comitato tecnico scientifico, nella presente fase dell'emergenza, comporterebbe sia in relazione alle valutazioni tecniche che agli indirizzi generali dell'organo tecnico». Parole forti. Il Governo teme che, se il contenuto di questi verbali fosse conosciuto, si potrebbero verificare danni concreti all'ordine pubblico e alla sicurezza. Questo fa pensare che in quei verbali c'è scritto qualcosa di grosso che il governo intende nascondere. Ma cosa? Non lo sappiamo appunto, e come cittadini abbiamo il diritto di sapere sulla base di quali dati epidemiologici il Governo ha deciso di chiudere in casa per mesi 60 milioni di abitanti. Il Consiglio di Stato, ha accolto la richiesta di sospensiva del Governo, ma nel suo decreto scrive che «non persuade la tesi dell'appellante», cioè del governo che ha impugnato la sentenza, e che la questione merita un «approfondimento collegiale».
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Anzi, nel decreto è scritto che l'eventuale non accoglimento della richiesta di sospensiva avrebbe reso inutile «la discussione collegiale sulla istanza cautelare medesima e la stessa definizione nel merito della lite». In pratica il Consiglio di Stato, accogliendo la richiesta cautelare sospensiva, non ha dato ragione al governo, tutt' altro. Lo ha fatto solo per non rendere inutile il successivo approfondimento collegiale, tanto in via cautelare quanto nel merito. La querelle, più che giuridica, è politica. Se davvero tutto è stato fatto in trasparenza e nell'interesse della collettività, come Conte ha ribadito, perché il governo ha insistito facendo ricorso al Consiglio di Stato per cercare di tenere secretati quei cinque verbali del Comitato tecnico scientifico?