In difesa

Piercamillo Davigo cita Libero per difendersi al Csm e continuare a giudicare Palamara

Cristiana Lodi

Immaginate Piercamillo Davigo afono? Racconta egli stesso di avere ricevuto il brutto colpo al cavo rino-oro-faringeo, nel bel mezzo di uno o due pranzi fatali. Era a tavola, il magistrato, con il collega Stefano Fava (oggi giudice civile a Latina). In quell'occasione (era fine febbraio, inizio marzo 2019) il dottor Fava raccontò di una sua diatriba col procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. In odore di essere sostituito causa pensione. Dopo quei pranzi non casuali e a cui presero parte anche altri due magistrati, Stefano Fava presentò un esposto al Csm contro il procuratore in oggetto. Motivo: togliersi (a suo dire) la responsabilità rispetto a un presunto conflitto d'interessi fra lo stesso Giuseppe Pignatone e alcuni soggetti che Fava avrebbe voluto arrestare, contrariamente al suo capo che si era astenuto dalla cosa. Si parlò della faccenda durante due pranzi apparecchiati al ristorante Baccanale di Roma, presenti oltre a Davigo e Fava, anche i pm Erminio Amelio e Sebastiano Ardita, che ben conosceva la vicenda Pignatone. Un tema famigerato, perché sembra fare il paio con l'accusa di discredito verso il procuratore Pignatone contestata al pm ora più chiacchierato: Luca Palamara, intercettato dal trojan mentre gestiva le trame per piazzare i colleghi ai vertici degli Uffici giudiziari. E per questo sotto processo a Perugia per corruzione; oltre che davanti al Csm.

Proprio a Palazzo dei Marescialli, dov' è in corso il procedimento disciplinare contro Palamara, figura Davigo nella rosa dei consiglieri togati chiamati a giudicarlo. E qui casca l'asino: Palamara, che ha citato Davigo come testimone dell'esposto presentato da Stefano Fava, ha chiesto di ricusare Davigo. Non può egli essere giudice e testimone al tempo stesso. Sembra evidente. Ma al Csm si sta battagliando su questo. Ieri la procura generale della Cassazione ha chiesto alla sezione disciplinare, che si è riservata di decidere, di rigettare la richiesta di ricusazione di Davigo come giudice di Palamara. Lui ha ribadito che non ci sta a fare un passo indietro e si ostina a volere giudicare l'ex presidente dell'Anm. Sono andato ai pranzi, ma ero afono ammette il consigliere Davigo. E a meno che non fosse stato anche sordo, il consigliere togato è stato testimone di quanto raccontato dal giudice Fava. Questi, a scanso di equivoco, ha messo a verbale la circostanza.

 

 

 

Sottolineando, testuale, che Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita, durante quel pranzo, avevano giudicato la faccenda Pignatone: «di indubbia rilevanza e meritevole di essere segnalata al Csm». Stefano Fava ha pure rilasciato una lunga intervista a Libero, confermando e articolando la circostanza. Davigo ieri ha chiesto di depositare l'intervista al Csm. La difesa di Palamara ha accolto e commentato: «Piercamillo Davigo deve essere sentito come testimone nel processo disciplinare a carico di Luca Palamara perché insieme al consigliere Sebastiano Ardita è a conoscenza delle vicende dell'esposto del pm romano Stefano Fava nei confronti di Giuseppe Pignatone, relative alla sua mancata astensione su un procedimento penale. Astensione che ha poi determinato la presentazione di un esposto al Csm». Piercamillo c'era a tavola quando se ne è parlato, ma era afono. Dice. Basta per stabilire che non è un testimone?