Superato il limite

Angela Merkel, la cancelliera tedesca vuol ficcare il naso nelle nostre urne

Antonio Socci

 Ci sono molte armi di distrazione di massa - usate dal potere politico, economico e mediatico - che rendono difficile capire cosa sta davvero succedendo e perché. Ma certi episodi - se si uniscono i punti - fanno capire tutto. Consideriamo l'assurdo rapporto fra Italia e Germania (ovvero la Ue). Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel era sulle prime pagine di alcuni giornali italiani con un messaggio chiaro. La Stampa lo sintetizzava in riferimento al Mes: «Merkel: l'Italia utilizzi tutte le risorse Ue». Naturalmente la cancelliera, sempre prudentissima, non l'ha detta così. Formalmente ha rispettato tutti i ruoli. Ma il significato era quello, tanto è vero che il primo ministro italiano (che pure è sempre stato molto merkeliano) ha dovuto ribattere che decide lui col suo governo. Il Corriere della sera ha addirittura titolato su questo: «Il gelo Merkel-Conte». Il sottotitolo spiegava: «La cancelliera invita l'Italia a pensare al Mes. La replica: faccio io i conti». Questo episodio mette in luce alcune cose che sui media non si vogliono vedere. Se la Merkel interferisce così è perché sa di poterselo permettere. Perché ormai - dopo anni di Ue, di euro e di governi "euristi" a Roma - sa che le relazioni fra Germania e Italia non sono più alla pari (come erano, per esempio, nella prima repubblica). Ma sono da padrone (della Ue), o almeno da principale, a subordinato. Si obietterà che quella era un'intervista in cui la Merkel parlava dell'inizio del suo semestre di presidenza della Ue e quindi necessariamente si occupava di tutti i paesi europei. Ma l'obiezione non regge. Infatti a che titolo nell'estate scorsa ha interferito - a quanto pare in modo determinante - nella crisi di governo italiana? La clamorosa notizia uscì in un retroscena (mai smentito) di Repubblica. Ricordo il titolo del Giornale del 1° settembre: «La telefonata della Merkel al Pd: "Il Conte bis va fatto a ogni costo"». Sottotitolo: «Nel momento in cui la trattativa rischia di arenarsi, arriva la chiamata della cancelliera al Pd: "Fate l'accordo e fermate Salvini"».  Incipit dell'articolo: «Proprio mentre Luigi Di Maio rischiava di far saltare il banco, cercando di imporre il suo programma in venti punti, e i vertici del Partito democratico affilavano le armi contro quello che consideravano un ultimatum "irricevibile", al Nazareno è arrivata la telefonata di Angela Merkel per dire che il governo va fatto a ogni costo». Dunque il primo problema è un governo - quello tedesco - che pretende di metter bocca in casa altrui. Il secondo problema è che ci sono partiti che - per così dire - non riattaccano il telefono e non mandano l'interlocutore di Berlino a mangiare crauti. In epoca risorgimentale Massimo D'Azeglio ammoniva: «I più pericolosi nemici d'Italia non sono i tedeschi. Sono gl'italiani». Intendeva dire che i tedeschi fanno i tedeschi. Ma il problema sono gli italiani che non fanno gli italiani. È così ancora oggi? Sarebbe importante capire se siamo ancora un paese indipendente dove, a decidere chi governa, è davvero il popolo italiano che la Costituzione proclama sovrano. Nei giorni scorsi, per esempio, il ministro degli Affari esteri tedesco, Hieko Maas, è venuto a Roma e ha incontrato il suo pari grado Di Maio. Ma secondo un'indiscrezione uscita su Dagospia (fonte di solito ben informata) ci sarebbe stato pure «un incontro riservatissimo con alte autorità istituzionali del nostro paese. Durante il quale Maas ha comunicato un "no" a caratteri cubitali a un eventuale approdo a Palazzo Chigi di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni». In concreto sarebbe il "no" tedesco a elezioni anticipate in Italia. Vogliamo sperare che una simile ingerenza non sia vera. Se ci fosse davvero un diktat tedesco di questo genere dovremmo dichiarare finite la nostra indipendenza e la nostra democrazia. Ma, certo, è preoccupante che voci simili possano uscire senza sconcertare nessuno, senza provocare smentite e risposte indignate. Secondo Dagospia quel "no" sarebbe stato accompagnato da un discorsetto minaccioso: sarebbe stato detto che «il sovranismo anti-europeista» di Salvini e Meloni «potrebbe, tra l'altro, mettere a rischio gli aiuti comunitari all'Italia del Covid, in agenda nei prossimi anni». Cosa che sarebbe davvero inammissibile. A parte ciò l'argomento è risibile, perché l'Italia è un contribuente netto nella Ue: da anni dà molto più di quanto riceve. Le basterebbe riprendersi il suo, più che chiedere qualcosa ad altri. Del resto di quei fantomatici aiuti europei per ora non c'è traccia. C'è solo il Mes e c'è la pressione esplicita della Merkel perché l'Italia lo sottoscriva. Ma perché la Germania vuole per forza imporci questo prestito? Si è mai visto qualcuno che a tutti i costi pretende di rifilarti un prestito (alle sue condizioni)? E se accade, chi dei due ha davvero interesse a sottoscriverlo? Oltretutto la ragione esplicita addotta dalla Merkel è risibile: «Non abbiamo messo a disposizione tutte queste risorse perché restino inutilizzate». Anzitutto non sono affatto grandi risorse. Ma in secondo luogo è un ragionamento capovolto: si dovrebbero utilizzare perché sono state stanziate? È il mondo alla rovescia. Infine si tratta di un prestito, quindi un debito. Alla Germania che fa il benefattore non crede nessuno. 

 

 

 

 

 

 

È così poco credibile che - come si è visto - lo stesso Conte ha risposto negativamente (del resto, almeno per ora, nel M5S non vogliono sentir parlare di Mes). In realtà la Germania continua a perseguire solo il suo interesse immediato. Attualmente Germania e Cina sono il bersaglio dell'offensiva politica ed economia del presidente americano Trump per gli squilibri commerciali di cui sono causa. Con la questione dazi e la crisi del Covid è la Germania stessa che ha interesse ad attivare il mercato interno europeo e i consumi: per questo, nell'emergenza attuale, ha ribaltato i suoi dogmi rigoristi sul debito pubblico, programma che però - ha ribadito la Merkel - deve restare «nel quadro dei Trattati europei» (quindi fra poco ci presenteranno il conto). Ma il problema sono proprio queste politiche. Il "pericolo" per l'Europa non è rappresentato dai cosiddetti "sovranisti", ma dai cosiddetti "europeisti", cioè da chi l'ha voluta così, con quegli assurdi Trattati di Maastricht che hanno devastato la nostra economia, e con una moneta unica che ha permesso alla Germania di schiacciare gli altri Paesi, mettendone a repentaglio la stabilità, la prosperità e l'indipendenza. Gli italiani lo hanno capito (a loro spese). Infatti, in un recentissimo sondaggio di Agorà, solo il 30 per cento dà un giudizio "positivo o molto positivo" sulla Ue, mentre il 62 per cento dà un giudizio "negativo o molto negativo". Una maggioranza schiacciante. Se l'establishment vuole continuare con questo tipo di Ue e con queste politiche - a meno che non intenda abolire le elezioni - si troverà una sonora bocciatura nelle urne. Paradossalmente sono proprio i sovranisti (con il cambiamento radicale della Ue) a poter salvare "l'Europa". Così - se ci fosse uno statista lungimirante a Berlino - si salverebbe anche la Germania (anzitutto da se stessa).