Luigi Bisignani, il ricordo di Alfredo Biondi: "Quell'incontro con Giulio Andreotti..."
Caro direttore, c'è un episodio inedito degli anni '80 nella vita di Alfredo Biondi, l'ultimo grande liberale che è scomparso ieri a 91 anni, che merita di essere ricordato. Ne esalta, infatti, le qualità non solo di parlamentare e ministro di lungo corso ma soprattutto di avvocato garantista. Quando era vicepresidente della Camera, chiese un appuntamento urgente al premier Giulio Andreotti che glielo diede subito per le 6.45 a piazza in Lucina. Un'ora andreottiana ma un po' insolita per Biondi, che amava la sera cantare fino a tardi al Tartarughino assieme a colleghi come Altissimo, De Michelis e Martelli. Arrivò un po' strattonato ma puntuale, il Paese era in piena emergenza terrorismo e si parlava molto delle leggi sui pentiti.
Biondi non ne fece cenno con nessuno. Il colloquio durò pochi minuti. Solo molti anni dopo, un pomeriggio Andreotti si lasciò andare ad una confidenza: «Forse avrei dovuto dare più peso a quello che una mattina mi disse Biondi, ma con Cossiga decidemmo che non si poteva fare perché l'emergenza era drammatica». Ma che cosa gli aveva detto Alfredo Biondi? Che non ci poteva essere lo stesso avvocato per più pentiti perché altrimenti la prova non sarebbe stata più genuina. E cosa d'altro? Che le spese che lo Stato elargiva per i pentiti e le loro famiglie dovevano avere una forma di controllo, magari attraverso la figura garante di un alto magistrato. Entrambi i suggerimenti di Biondi non vennero ascoltati e la stagione dei pentiti forse, a parte gli straordinari risultati ottenuti, ha fatto mettere in un angolo lo stato di diritto per una giustizia premiale a volte troppo allegra. Ne sentiremo la mancanza.