Sentenze
Pietro Senaldi contro M5s: "Partito degli straccioni, le parole di Vito Crimi lo dimostrano"
Tra i pensieri brutti indotti dalla quarantena forzata mi si è insinuato il sospetto che il Corona colpisca l' Italia più degli altri Paesi per punirci del fatto di aver votato in massa i cinquestelle, due anni fa. Un dio severo ma giusto vuol farci espiare questa terribile colpa però, essendo un po' strabico, sta falcidiando le terre che meno si sono fatte abbindolare dalla predicazione di Grillo e associati, ovverosia il Nord produttivo. La riflessione non è indotta da mera follia da isolamento ma è suffragata dalle recenti dichiarazioni che il milieu pentastellato ha rilasciato negli ultimi giorni.
La miglior battuta, come spesso accade nei capolavori comici, sta in bocca a un caratterista, Danilo Toninelli. La comparsa, grazie al cielo scomparsa dall' elenco dei ministri, ha giustificato colpe e ritardi del governo con il fatto che «non esiste un manuale d' istruzioni per affrontare il Covid-19». A parte il fatto che è vero fino a un certo punto, perché questa non è la prima epidemia della storia e sarebbe bastato imitare Sud Corea, Giappone e Israele, che hanno un elenco dei morti di poco più lungo dei decessi italiani sulle strade del sabato sera, per limitare i danni, quel che colpisce è il concetto, rivelatore, che ha ispirato l' affermazione.
Poiché un grillino senza il manuale d' istruzioni di Gian Roberto Casaleggio è come un cow-boy senza cavallo, si sente sperduto anche se solo esce di casa, Toninelli e compagni si aspettavano che per governare esistesse un manualetto ad hoc, così che fosse un' impresa accessibile a qualsiasi idiota. Da qui il famoso motto «uno vale uno». Ahinoi e ahiloro, non è così.
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Nessuno ha spiegato a Churchill come vincere la guerra, così come nessuno può spiegare a Conte come non fare dell' Italia il modello negativo nel mondo nella lotta al virus. Il libretto delle istruzioni serve per montare gli scaffali dell' Ikea, non per guidare un Paese, tantomeno per vincere una guerra, come pomposamente e in modo inappropriato la maggioranza definisce questa situazione, solo per trovare una giustificazione inattaccabile alle proprie incompetenze.
SOCIETÀ IDEALE PENTASTELLATA
Ma che Toninelli sia un po' un tontinelli si sa, e alle sue parole ormai nessuno dà peso. A essere davvero inquietanti sono le frasi del guru Grillo, del suo adepto Di Maio e del di lui successore alla guida del Movimento, Vito Crimi. Opportunamente semi-ignorato dai media, lunedì il comico per scelta ha dichiarato nel suo blog che «non è più il tempo di fare del lavoro un valore, bisogna garantire a chiunque un reddito di nascita, ai poveri ma anche ai ricchi, in modo che tutti abbiano lo stesso livello di partenza». Sorge il dubbio che Beppe, notoriamente di braccio corto, si sia stufato di mantenere i suoi sei figli e voglia accollarli alla comunità. L' idea è così bislacca però che neppure i suoi adepti pentastellati le daranno corso. Più inquietante è quanto asserito ieri dal nuovo leader grillino, Vito Crimi, comico, anzi tragicomico, a sua insaputa: «Dirigenti, manager e chiunque abbia uno stipendio importante, se lo tagli, così finanzieremo il reddito d' emergenza».
È la società pentastellata ideale: chi lavora e guadagna non ha meriti e va trasformato nel nuovo schiavo moderno, che produce ricchezza con il proprio sudore per distribuirla a chi si muove dal divano solo per votare M5S. I cinquestelle sono peggio dei comunisti, che espropriavano le proprietà ma non la busta paga, sapendo che la gente non lavora per coprire d' oro il prossimo ma per guadagnarsi lo stipendio e ingrassarsi la pancia. Più uno vuole incrementare le proprie entrate, più si dà da fare. Di contro, più gliele si affetta, meno voglia avrà di faticare. È la semplice equazione che regge la società e che i grillini ignorano, non proveniendo da esperienze lavorative significative. Non hanno ancora capito, i tapini, che se non ci fosse chi lavora e guadagna, i loro elettori saerebbero ancora più miseri.
Uscite come quelle di Crimi sono la prova che i cinquestelle sono ormai solo il partito degli straccioni. Come tale però dovrebbero tener presente che l' unico modo che hanno i poveri di stare meglio non è far diventare poveri gli altri bensì diventare loro stessi ricchi. Cosa impossibile, se gli si toglie il frutto del loro lavoro. Malgrado bazzichino il Palazzo da sette anni, i grillini ancora nulla sanno del Paese. In Italia ci sono solo 467mila persone che dichiarano un reddito superiore ai centomila euro, che netti fanno poco 4mila euro al mese. Di questi, solo 59mila, pari allo 0,17% del totale, guadagna tra i 200 e i 300mila euro e solo 38mila, lo 0,093, sono sopra i trecentomila. Questi quattro gatti onesti, sui quali già grava una pressione fiscale del 43%, come fanno a mantenere la metà degli italiani, che non dichiara neppure un euro? Mistero.
Anziché approfittare dell' occasione per starsene zitto e dimostrarsi migliore del suo successore, sulla questione è intervenuto anche Di Maio, smanioso di dare il buon esempio: «La politica dia il buon esempio e si dimezzi lo stipendio per finanziare il reddito d' emergenza». E qui siamo d' accordo con lui, ma se vale solo per i parlamentari grillini, che lo stipendio non se lo guadagnano granché e, nel caso se lo dimezzino, vorrà solo dire che ne ruberanno metà e non tutto. Non è demagogia, è la fotografia del Parlamento di ieri, con i banchi di M5S unici deserti.