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Hays, l'intelligenza artificiale rivoluziona il recruiting

Roma, 30 ott. (Labitalia) - L'intelligenza artificiale (AI) sta cambiando il modo in cui le aziende, e in particolare gli uffici risorse umane, ricercano e assumono talenti. Secondo gli esperti di Hays - società leader nel recruitment specializzato - la tecnologia permette di elaborare e semplificare sempre di più le montagne di dati presenti all'interno di ogni organizzazione, sintetizzandole e rendendole più facilmente analizzabili, accessibili e comprensibili. Non fa eccezione il mercato del lavoro. “L’Intelligenza artificiale - afferma Alistair Cox, Ceo di Hays - è uno strumento da non temere. Al contrario, sono da valutare i molteplici vantaggi che il suo utilizzo nel settore recruitment, può apportare su differenti livelli, rendendo più veloci e vincenti le scelte dei selezionatori”. In particolare, secondo Cox, l’AI offre tre grandi vantaggi strettamente legati al mondo delle risorse umane. Innanzitutto, l’intelligenza artificiale rende più efficiente lo screening dei candidati. "Un semplice annuncio di lavoro - rimarca il Ceo di Hays - può generare decine di migliaia di application, molte delle quali inadatte alla posizione aperta. Naturalmente, per individuare le risorse più idonee, tutti i cv devono essere letti e analizzati". "Con l'arrivo dell’AI, attività che richiedevano un ampio dispendio di tempo, come lo screening dei curricula, la descrizione dei profili ricercati e la comunicazione con i candidati, possono essere svolte in pochi secondi. Si ha così molto più tempo da dedicare all'aspetto umano dell'assunzione, offrendo un servizio più personale sia ai clienti, sia ai professionisti”, spiega. “Hays - prosegue Cox - ha già mosso i primi passi per sfruttare la potenza dell'AI con un partner esterno. Questa piattaforma ha certamente accelerato il processo di recruiting e consente ai nostri consulenti di concentrarsi sulla valutazione di una ristretta rosa di candidati selezionati dalla tecnologia, evitando di riversare inutilmente le proprie energie su decine di migliaia di persone non in linea con la posizione ricercata ". L’intelligenza artificiale assicura, poi, il candidato migliore. A volte, la causa principale dell’insuccesso di un’assunzione è da cercare in un mancato match culturale tra il dipendente e l’azienda. L’AI permetterà presto di superare questo ostacolo: per esempio, le bacheche online con gli annunci utilizzano algoritmi che attirano l’attenzione dei recruiter solo sui profili più adatti per le ricerche aperte. Un annuncio di lavoro su LinkedIn classifica l’idoneità delle risorse utilizzando le informazioni disponibili nella loro descrizione. In un futuro prossimo, queste formule matematiche non solo prenderanno in considerazione le abilità tecniche, ma diventeranno così sofisticate da riuscire, verosimilmente, ad analizzare la capacità di adattamento di un candidato all'azienda. Tuttavia, l'elemento umano rimarrà una parte fondamentale del processo. "Risulta incredibilmente difficile - continua Cox - per ogni macchina analizzare le soft skills dei candidati che rappresentano un elemento di fondamentale importanza: non è stato ancora trovato, infatti, un algoritmo che possa individuare abilità come l'umorismo, il temperamento o l'entusiasmo. E non dimentichiamo che, in ultima analisi, la supervisione umana è ancora indispensabile: nessuno mai affiderebbe i propri affari a una persona selezionata esclusivamente da una macchina". Inoltre, l’intelligenza artificiale aiuterà a salvaguardare i talenti. Grazie all’AI, infatti, sarà possibile diminuire il turnover in azienda, consentendo una maggiore crescita professionale delle risorse. "Se il settore della vendita al dettaglio - sottolinea Cox - negli ultimi anni ha saputo sfruttare con successo le informazioni raccolte dai clienti, tanto da riuscire a fidelizzarli con offerte e premi personalizzati, i datori di lavoro non dovranno essere da meno, offrendo ai loro dipendenti incentivi ad hoc che rispecchiano i loro interessi e le loro passioni". "Un altro vantaggio apportato dall’intelligenza artificiale - dice - sarà di poter percepire il malumore di un membro del proprio team, dando così la possibilità al datore di lavoro di reagire prontamente. Per esempio, sarà possibile capire istantaneamente quando la mole di lavoro all’interno di una divisione è aumentata così tanto da giustificare l’assunzione di una nuova risorsa”. "Oggi le aziende crescono grazie alle persone - conclude Cox - e mi auguro che ciò non cambi mai. A dispetto dell’eccitazione e della paura che cresce intorno all’intelligenza artificiale, la gestione dei talenti rimane in gran parte un’attività basata sul contatto umano, dove le sensazioni 'a pelle', fondate su migliaia di piccole sfaccettature impossibili da acquisire come dati, continuano a svolgere un ruolo chiave nel recruitment".