Alimentazione

Se il cibo è un problema

giovanni morelli

Per manifestare un disagio fisico e/o emotivo, i bambini molto piccoli, possono utilizzare, quale strumento di comunicazione, il cibo. Già da neonati, infatti, facciamo esperienza di quanto, attraverso un buon allattamento, sia possibile appagare non soltanto il nostro bisogno di nutrimento ma, anche, trovare la “giusta” risposta il nostro bisogno di contatto con il corpo della mamma, per ricevere conforto e protezione tra le sue braccia e combattere, insieme a lei, il vuoto tormentoso ed insistente provocato dalla fame. Così il cibo veicola, da subito, la capacità delle figure di riferimento che, quotidianamente, si occupano del bambino di porsi in sintonia con i suoi bisogni e di soddisfarli in maniera adeguata. A volte questa “sintonia” può interrompersi, ad esempio per un malessere fisico del bambino o della madre. A causa di ciò, il piccolo può sperimentare come dolorosa o minacciosa l’ingestione del cibo e mostrare un ostinato rifiuto verso l’alimentazione che può protrarsi anche nel tempo. In tal caso è indispensabile indagare, adeguatamente, anche sulle cause “organiche” che motivano la sua inappetenza. Altre volte può accadere che, durante lo svezzamento o di fronte ai primi tentativi del bambino di stabilire un rapporto di autonomia con il cibo (mani nelle scodelle e pappa dappertutto!), gli adulti non siano in grado di sostenere i figli, con un po’ di fantasia e una buona dose di pazienza, nel mescolare insieme, e con il giusto equilibrio, il cibo sano e bilanciato con il bisogno del bambino di nutrirsi “godendo” a più livelli: con la vista, con il tatto, con il gusto e, perché no, anche con l’udito. I piccoli, di 18 mesi, amano giocare con il pasto. Per i bambini tutto è gioco e tutto quello che amano e apprezzano è veicolato dal gioco . Talvolta genitori, poco attenti o ignari di ciò, insistono perché il figlio/a si concentri e finisca di mangiare per poi tornare a giocare. Perché s’instauri un buon rapporto con il cibo, invece, è utile che anche la nutrizione divenga un appagante, gustosa e colorata esperienza ludica. (a cura della psicologa Maria Rita Parsi)