Al Pil non piace la siepe del vicino

Mattias Mainiero

Egregio Dottor Mainiero, sappiamo tutti che il famoso o meglio il famigerato Pil è  “il valore di beni e servizi prodotti all’interno di un certo Paese in un intervallo di tempo”. Ciò premesso, secondo lei è condivisibile la tesi sostenuta da Zygmunt Bauman secondo la quale “se un bene passa da una mano all’altra senza scambio di denaro è uno scandalo”. Cosa dovremmo fare, chiudere tutte le onlus, abolire il volontariato e qualsiasi altra attività che non preveda il do ut des? Mi aiuti a capire. Antonino Marino Messina  Zygmunt Bauman, sociologo, filosofo, professore all’università di Leeds, studioso di modernità e post-modernità. Bauman, per la verità, non ha mai pronunciato quella frase. Per meglio dire: l’ha pronunciata, ma in un contesto diverso e attribuendole una connotazione negativa. Ha detto, proposito del Pil: «Se lei fa un incidente in macchina, l’economia ci guadagna. I medici lavorano. I fornitori di medicinali incassano e così il suo meccanico. Se lei invece entra nel cortile del vicino e gli dà una mano a tagliare la siepe, compie un gesto antipatriottico perché il Pil non cresce. Questo è il tipo di economia che abbiamo rilanciato all’infinito. Se un bene passa da una mano all’altra senza scambio di denaro è uno scandalo». C’è di peggio. Secondo Bauman, «l’incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori». Cito (voglio essere onesto: copio), vista la complessità dell’argomento: Bauman «lega tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l’industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa». E l’esclusione non sta nel non riuscire a sfamarsi o cose del genere. Sta «nel non poter comprare per sentirsi parte della modernità». Caro Marino: abbiamo costruito un sistema pericoloso, dominato dal Pil e dalle sue follie, dai debiti e dai consumi spasmodici. E purtroppo Bauman non è molto conosciuto. O è conosciuto male. Immagino che lui, le onlus, quelle vere, quelle che tagliano la siepe del vicino, non le chiuderebbe mai. E farebbe bene. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it