Le tre pensioni di Russo Spena

Mattias Mainiero

Leggo delle tre pensioni di tale Russo Spena. Come lui tanti altri. A lei l’interrogativo: si può dire che, allo stato attuale e adottando un linguaggio di sinistra, questi personaggi sono sfruttatori del popolo e in particolare dei giovani oppure ciò è quello che può avvenire in un Paese normale? Vito Guala e.mail Russo Spena, ovviamente, è Giovanni Russo Spena, già segretario regionale (in Campania) del Movimento Politico dei Lavoratori, poi Pdup, poi Pdup per il Comunismo, Democrazia Proletaria e Rifondazione Comunista. Un ex ragazzo del ’68 che intasca più o meno novemila euro al mese come ex parlamentare, ex consigliere regionale ed ex professore universitario. E veniamo a noi: in un Paese normale tutto ciò sarebbe difficile o impossibile. Ma l’Italia non è un Paese normale. Non lo era ieri, quando concedeva due o tre pensioni infischiandosene delle future generazioni. Non è molto normale neppure oggi, quando, per proteggere i giovani, vorrebbe fregare gli anziani. Non è normale, soprattutto, che il sistema pensionistico italiano (e anche occidentale) abbia funzionato per decenni ricalcando il peggiore degli schemi finanziari, quello alla Madoff: tu, giovane, mi dai i soldi sotto forma di contributi, io li utilizzo per pagare le pensioni agli anziani, poi mi ritrovo senza soldi, non posso pagare e ti chiedo di più sotto forma di contributi, e così via, senza rispettare alcun corretto criterio di gestione finanziaria, senza correlare il pagamento delle pensioni ai contributi effettivamente versati, costruendo una specie di catena di Sant’Antonio. Un sistema così può funzionare solo se nella catena entrano in continuazione nuove persone, se non c’è denatalità, se l’occupazione aumenterà, se la vita media non si allungherà. In caso contrario comincerà a fare acqua da tutte le parti e andrà incontro al naufragio. E la colpa peggiore di Russo Spena non è quella di intascare tre vitalizi, quella di essere partito con l’intenzione di cambiare il mondo e di essere approdato solo al cambiamento e al miglioramento della propria vita. E’ un privilegiato, non ci sono dubbi, e i privilegiati esistono dappertutto, quasi dappertutto. Dobbiamo farcene una ragione. La colpa peggiore è aver contribuito a far nascere questo sistema qui, e averlo difeso a spada tratta per anni, coerentemente non con la sua ideologia ma con i suoi errori. E questo è imperdonabile. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it