Il mestiere senza cartellino
Egregio Mainiero, tutti i lavoratori funzionano con un orologio che segna l’inizio e la fine delle 8 ore di lavoro. E per voi giornalisti? Sono certo che non le occorrano 8 ore per sbrigare la pratica “A tu per tu” o scrivere un pezzo, sempre interessante. E gli altri, cosa fanno in redazione oltre che scrivere il pezzo? Come funziona la cosa? Antonino Marino Messina La cosa, per quanto mi riguarda, ha funzionato e funziona così: per anni, ho lavorato anche tredici-quattordici ore al giorno, e non mi chieda come ci sia riuscito. Ci sono riuscito e basta, cenando alle 4 del mattino e andando a letto quando gli altri si svegliavano. Facevo il caporedattore centrale (organizzazione del lavoro, riunioni, impaginazione, titoli eccetera). Ero, come ogni caporedattore centrale, il coperchio per tutte le pentole. Poi le cose si complicarono: coperchio, pentola, contenuto della pentola e fiammella del gas. Ero diventato direttore. Adesso, grazie alle nuove tecnologie, orari e carichi di lavoro sono più umani, per tutti, non solo per me. E io, dalla “cucina” del giornale, sono passato alla scrittura: articoli quando capita e da otto anni (il 14 febbraio cade il compleanno) la rubrica “A tu per tu”. Tutti i giorni, comprese le ferie e le malattie. E’ la “pratica”, come la chiama lei, una specie di maratona che richiede lo scatto del centometrista, e che non è solo una semplice pratica, perché i lettori chiedono di tutto, dallo spread al gatto di Schrödinger (anche questo è capitato), e non essendo io onnisciente, ovviamente devo fare ricerche e studiare l’argomento, dopo aver letto decine di lettere ed aver scelto quella che, forse, è la più giusta per quel giorno lì. Poi ci sono le risposte private ai lettori. Poi la rubrica Internet. Poi gli articoli (altro lavoro anche di ricerca, altrimenti gli articoli non sono interessanti). E non c’è cartellino, né per me né per gli altri. Il mestiere è questo, banale e complicato. A volte si attende la notizia per ore. Poi la notizia non arriva e si resta a mani vuote. La sensazione è quella del Deserto dei Tartari (Buzzati, per intenderci). Oppure la notizia arriva quando non si vorrebbe, quando si ha mal di pancia o si è pronti per andare a casa. E Mario Missiroli diceva che fare il giornalista è sempre meglio che lavorare. A proposito: ma un chirurgo che diagnostica un cancro in fase precoce ad un paziente salvandogli la vita, e lo diagnostica in dieci minuti, ha lavorato molto o poco? mattias.mainiero@liberoquotidiano.it Faccio i miei complimenti al signor Monti per il premio di politico dell'anno 2011 che ha appena ricevuto, à Paris, bien sure, alla corte di Roi Sarkò I. Ma non era un tecnico? Definizioni a parte, sorge il dubbio su come si faccia a giudicare con tanta sicurezza un personaggio che nel corso del 2011 ha governato per meno di 45 giorni, molti dei quali ricadevano nelle vacanze natalizie. Il politico dell'anno ha immediatamente ottenuto un prestigioso successo, causando un aumento della disoccupazione e un record senza precedenti di quella giovanile. Ottima performance!Felice Carpusi Visombala e.mail Dottor Mainiero, dopo Monti il sostantivo "sobrietà" sembra entrato nel lessico corrente di tutti perché abusato dai notabili italiani, dai giornalisti dei soliti giornali in ginocchio, dai politici e, ultimamente, dal Capo dello Stato che non si fa sfuggire alcuna occasione per ricordarci la virtù connessa a tale parola. Domanda: ma prima di Monti la maggioranza degli italiani non vivevano, loro malgrado, "con sobrietà"?.Angelo Trotta e.mail Quelli che esultano per gli assalti dell'Agenzia delle Entrate a Cortina, a Portofino e a Milano farebbero bene a fare alcune considerazioni di base. La gran parte degli eventi traumatici della storia furono causati da rivolte fiscali. Il cittadino ha il sacrosanto diritto ad opporsi alle rapine tributarie. I cittadini di una nazione si dividono in due categorie fondamentali: 1) I Consumatori di tasse (tax consumers); 2) I Pagatori di tasse (tax payers). I primi rappresentano una minoranza composta dai parlamentari, consiglieri regionali e loro clientele, alti burocrati, vertici degli organi istituzionali, amministratori di aziende e agenzie pubbliche e para-pubbliche, di società partecipate. Il loro numero può essere stimato in un ordine di grandezza di 500.000 individui (circa l’1% dei contribuenti). I secondi rappresentano circa il 99% dei contribuenti. L’evasione è perlo più effetto dell’abuso del potere impositivo. La propensione media all’evasione è direttamente proporzionale alla pressione tributaria. La vera causa del deficit non è l’evasione, ma l’eccesso di spesa. La formula No Taxation without Representation è ormai inadeguata (perché i rappresentanti al Parlamento rappresentano in realtà solo i propri interessi e quelli delle proprie clientele). È necessario quindi separare il potere di spendere da quello di tassare. La proporzionalità è un principio. La progressività è un arbitrio. Quando vedrete uomini in divisa in un negozio mettete loro in mano queste sacrosante verità.Paolo Allegri e.mail Gentile Dottor Mainiero, vorrei porre in evidenza una questione che secondo me ha innanzitutto rilevanza morale. La grande caccia agli evasori si sta consumando nei tristi archivi del fisco e dei cosiddetti istituti nazionali, nel mirino naturalmente i pensionati e non certo quelli d'oro (le grandi operazioni stile Cortina sono solo uno specchietto per le allodole). Solerti dirigenti e addetti vari, forse in cerca di visibilità e promozioni, si impegnano a trovare ammanchi di qualche decina, centinaia, in alcuni casi migliaia di euro. Si tratta perlo più di soldi che erano stati elargiti negli ultimi dieci anni e quindi spalmati su 120 mensilità, ma che ora ad un più attento controllo risulta che non erano dovuti, perché mancava qualche "requisito". E allora mi chiedo: non era meglio controllare più attentamente prima? Non è immorale, in un momento come questo, chiedere indietro i soldi ai pensionati che già fanno i salti mortali per arrivare a fine mese?Francesca Muzzini Pesaro Per chi sa. Cercare attimi di dolcezza. Commuoversi sempre. Contemplare con occhi incantati. Regalare un sorriso. Donare speranza. Giocare col mondo. Per chi sogna... in una mattina d’inverno una bambina vide il bosco triste e ingiallito. Accarezzò una foglia caduta da un albero, la prese teneramente in mano e chiese a Dio perché permettesse ciò. Il bosco si sta ingiallendo, perché lo lasci soffrire? E si udì una voce nell’aria trasparente... Lo ho già aiutato creando te che hai pianto per gli alberi e hai accarezzato una foglia. Per chi sa guardare con gli occhi di una bambina.Annamaria De Matthias e.mail