«Evadere le tasse è un dovere». Con un rischio
Gentile Mainiero, la feroce propaganda contro l’evasione fiscale, alla quale anche lei e Libero a volte sembrate cedere (esempio, gli articoli di Mughini e Pansa), non è sacrosanta per un semplice motivo: ciascuno di noi è tassato per il 70%. Infatti il reddito è tassato mediamente del 35%, a cui si aggiunge il 20% di Inps. Sul reddito netto già amputato della metà, nel momento in cui lo consumiamo lo Stato prende un altro quinto abbondante sotto forma di Iva. A ciò aggiungiamo Imu, rifiut eccetera e arriviamo al 70. Evadere in uno Stato siffatto è un dovere etico a tutela della libertà, non crimine. Con i migliori saluti. Massimiliano Vono e.mail Punto primo: feroce propaganda? E dove l’ha vista, su quale pagina di Libero? A me non risulta: ho letto articoli nei quali era scritto che evadere è un reato e che gli evasori danneggiano tutti. Più che una brutale, crudele, disumana, mostruosa campagna o propaganda anti-evasione, a me sembra un’ovvietà, ma posso sbagliare: devo consultare qualche testo di diritto e anche il vocabolario italiano. Allo stesso tempo, ho letto articoli nei quali si sottolineava che il carico fiscale in Italia è insopportabile, che siamo fra i popoli più tartassati al mondo e che il pagamento delle tasse non si traduce in servizi all’altezza. E questa non è o non dovrebbe essere un’ovvietà: è una vecchia piaga italiana. Detto ciò, mi sembra interessante il suo ragionamento. In estrema sintesi: visto che siamo super tassati, evadere è un dovere. Bene. Con lo stesso principio, visto che la delinquenza dilaga, dovrebbe essere un dovere passeggiare per strada e stendere al suolo il primo malintenzionato (o presunto malintenzionato) che incrociamo. Analogamente è doveroso mettere ko il vicino di casa che minaccia la nostra libertà di sonno alzando la voce. Doveroso massacrare di botte chi non rispetta la fila e ci soffia il posto davanti allo sportello, chi rovina il di dietro della nostra auto perché al semaforo non ha frenato in tempo, chi accende una sigaretta limitando la nostra libertà di respirare. Mi piace quest’Italia così poco feroce. Condivido in pieno. Però, vorrei aggiungere un piccolo, personale, sentito particolare: dopo una vita di lavoro e risparmio, tempo fa ho comprato una manciata di titoli di Stato. Poca roba. Ma sono i miei risparmi, oggi leggermente a rischio anche, e forse soprattutto, per colpa di chi non paga le tasse. Credo che sia mio dovere mandarla a quel paese. mattias.mainiero@libero-news.eu Mi pare che da qualche tempo la linea del giornale si stia incartando, nel senso che sempre più appare appiattita sulla difesa - indifendibile - dello status quo berlusconiano. Di fronte a due indubbi risultati del riformismo montiano - la rivoluzione pensionistica e l'accresciuto ruolo del Paese in Europa - il giornale rimescolala solita questione dell'atipicità dei tecnici rispeto ai "politici" senza vedere il nuovo scenario che si apre. Certo, quelli di Monti non sono politici votati! Ma che vuole che ciò importi di fronte alla scampata tragedia del default dell'Italia di solo qualche giorno fa? Date almeno il beneficio d'inventario a Monti nell'attesa che si compia in Parlamento la resa dei conti di questa classe politica che ha fatto dell'ignominia la propria bandiera. E' innegabile che i ministri montiani al confronto giganteggino. Giuseppe Zanandrea e.mail Anche quelli che, finora, si sono distinti per non aver fatto assolutamente nulla? Caro Mainiero, con l'arrivo di Monti i Merkozì, c'informano le cronache, non sghignazzano più. Per forza, avete mai visto uno ridere quando si presenta il becchino? Se poi arriva al completo con in testa la piagnona allora meglio che i due "fortunati" comincino a toccar ferro, perché guarda caso la borsa continua a scendere e lo spread è oltre Cortina e molto più in alto di Cervinia. Enzo Bernasconi Varese Questo continuo monitoraggio della condizione di Unicredit, quasi si fosse al capezzale di un malato terminale, è del tutto privo di fondamento. Le azioni sono scese del 40% in una settimana, e dove sta il problema? È ovvio che in occasione di un aumento di capitale il valore della singola azione debba scendere, con l'immissione di nuove azioni. Queste per essere comprate devono avere un prezzo scontato altrimenti gli investitori comprerebbero a prezzo piano quelle che già sono sul mercato. Analogamente quando viene lanciata una operazione di pubblico acquisto da parte di qualcuno che ha intenzione di impadronirsi di una certa società il prezzo per azione dell'Opa è sicuramente maggiore di quello di mercato, appunto per invogliare chi le ha a venderle. Inevitabilmente queste sono immediatamente destinate a salire non per intercessione divina ma per una semplice logica di mercato. Alice Reali e.mail Ho letto la tabella dove vengono riportate le nuove regole per i pagamenti, con tanto di limite per i contanti a 1000 euro. Mi pare di leggere la stessa norma che vietava i botti in alcune città, inflessibile nel principio ma inapplicabile nella realtà dei fatti. Sarebbero vietati i trasferimenti pari o superiori a 1.000 euro tra soggetti diversi, anche se frazionati artificialmente in importi inferiori ma riconducibili a "una operazione unitaria sotto il profilo economico". Ma se per definizione i pagamenti in contanti non si possono tracciare, come fanno a sapere se ho fatto due o più pagamenti da 999 euro alla stessa persona o a due o più soggetti diversi? Se i controlli a Cortina sono stati fatti con la stessa serietà con la quale sono state studiate queste norme, i potenziali evasori possono dormire sonni tranquilli ancora a lungo. Orazio Cinio e.mail