Terno secco sulla ruota del professore
Caro Dottor Mainiero, oggi ho fatto la mia ultima giocata al Lotto. Da quest’anno la mia pensione non sarà più adeguata all’inflazione e il mio potere d’acquisto diminuirà. Ho deciso di tagliare le spese non necessarie per poter continuare a mantenere un tenore di vita dignitoso. La mia vita non cambierà, ma lo Stato incamererà qualche spicciolo di meno. Forse qualche napoletano affezionato alla Smorfia non condividerà questa rinuncia, ma se tutti i pensionati ragionassero come me...? Luca Boschini Inverigo (Como) Sarebbe la rovina. Ma procediamo con ordine, partendo proprio dai napoletani, in materia piuttosto ferrati. Una volta si chiamava arte d’arrangiarsi. Oggi possiamo chiamarla arte della sopravvivenza: taglia qui, tagli là e alla fine almeno alla fatidica terza settimana riuscirai ad arrivare. E il guaio, come tutti sanno, è proprio questo: a furia di tagliare, sarà il Paese a non arrivare più al dodicesimo mese dell’anno. Manovra depressiva, o addirittura recessiva, dicono quelli che se ne intendono. Noi che non ce ne intendiamo, terra terra spieghiamo: se il Paese viene ridotto alla canna del gas ed è costretto a tagliare tutto, anche la giocata al Lotto, i consumi diminuiranno. Diminuendo i consumi, calerà il Pil, si contrarrà il gettito fiscale, si innescherà una pericolosa spirale al ribasso e i benedetti o maledetti parametri, quelli che l’Europa e il mercato ci chiedono di rispettare, salteranno. Glielo dico con i numeri, non quelli della Smorfia. Numeri del ministero dell’Economia: nel periodo gennaio-ottobre 2001, il gioco del Lotto ha portato nelle casse dello Stato 1.532 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai 188 milioni derivanti dai cosiddetti “apparecchi e congegni di gioco”. Se tutti i pensionati facessero come lei, lo Stato perderebbe una montagna di soldi e il governo Monti, dopo averci tassato la prima casa, sarebbe costretto a vendercela per far quadrare i suoi conti. Caro Boschini, una preghiera: almeno ogni tanto, compatibilmente con Imu e accise, per il bene suo e di tutti noi, si faccia una giocata. Le dò tre numeri nella speranza di un terno secco: 32 (‘o professore), 86 (le tasse) e 16. Sedici è la fortuna, ma anche il “di dietro”, il deretano. ‘O culo. Veda lei se giocarselo nel senso di fortuna (sempre necessaria) o di qualche altra cosa, un po’ malconcia. E se dovesse perdere, non mi chieda dietro i soldi. Alla Lotteria Monti si gioca, ma non è detto che si vinca. mattias.mainiero@libero-news.eu