Vivere col pane secco

Mattias Mainiero

Passando davanti a un panificio ho visto il cartello “pane del giorno prima a 1 euro al kg”. Siamo arrivati a questo livello? Se qualcuno nelle alte sfere pensa che la ripresa sia dietro l’angolo, davanti a esempi simili non vi sono dubbi che di tutto si può parlare fuorché di crescita del Paese. Olga Tonero e.mail Un male? Un segno di povertà? Sicuramente. La crisi colpisce duro. Lo sappiamo: oggi non si va più al supermercato ma al discount, si eliminano i generi superflui, si usa l’auto con minore intensità, quasi con discrezione. Se si fanno regali, si scelgono cose utili. E qualche panettiere vende anche il pane del giorno prima, così come dal macellaio non è più un’offesa comprare salsicce e non bistecche di manzo. Bene: povertà vera a parte, credo che sia una cosa buona. Era ora: finalmente abbiamo riscoperto il valore del denaro, siamo tornati con i piedi per terra, e questa non è certo una tragedia. Sintomo di ritrovata intelligenza, non solo economica. Credo che lo sappia anche lei: una volta, e neppure molti anni fa, il pane che avanzava non finiva nel secchio dell’immondizia. Si conserva e si riutilizzava, si macinava e diventava pangrattato, finiva nella ciotola dei fagioli, si trasformava in crostini. Una volta i televisori guasti si facevano aggiustare, così le lavastoviglie e le lavatrici. Non significava necessariamente che eravamo tutti poveri. Voleva dire che eravamo più assennati, più rispettosi anche dell’altrui povertà. Parsimonia, cara signora. Ci sono stati anni in cui la parsimonia era diventata sinonimo di avarizia, quasi una brutta parola. Viene dal latino parcere, parsimonia, cioè risparmiare, essere moderati nel consumare, accorti, tentare di avere il meglio spendendo di meno. Significa avere rispetto e riguardo. Il contrario è lo spreco. Avarizia no, quella deriva da avere, ha in sé il male, la cupidigia, l’accumulazione per l’accumulazione. La parsimonia è una virtù, non un vizio. Ci rifletta, forse la crisi le sembrerà meno cattiva. Io, almeno, ci ho provato. E tutta la solidarietà verso chi oggi non può permettersi neppure un po’ di pane fresco anche perché in passato troppo pane è stato gettato nell’immondizia. Perché eravamo o volevamo sembrare ricchi. Perché non avevamo tempo. Perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Perché siamo stati quasi tutti - politici in testa - superficiali. Stupidi: è questa la parola giusta. mattias.mainiero@libero-news.eu