Euro e lira: catastrofi a confronto

Mattias Mainiero

Gentilissimo Mainiero, con l’euro ci siamo costruiti una camicia di forza di regole annesse e connesse. Conservando una nostra indipendenza monetaria e decisionale, avremmo potuto far ricorso alla svalutazione della lira e a dazi sulle importazioni per difenderci dalla competizione globale. Possiamo allora biasimare gli inglesi che si guardano bene dal percorrere la nostra strada? La sterlina ha alle spalle una banca nazionale sovrana, come ce l’avevamo noi, che può opporre resistenza e decidere in autonomia, mentre la Banca centrale europea è un fantasma. Omar Valentini e.mail Vero, nel 1992 anche noi avevamo alle spalle una banca centrale che era una banca centrale. Le racconto qualcosa di quegli anni: i nostri conti erano un disastro, il debito pubblico ammontava al 105,2% del Pil, i rendimenti dei titoli del Tesoro superavano il 12,5%, i mercati non avevano più fiducia nell’Italia. Partì l’attacco contro la peseta e la lira (guarda caso peseta e lira). Governava Giuliano Amato. 10 luglio: prima manovra correttiva da 30mila miliardi (con tanto di scippo notturno dai conti correnti). 31 luglio: con l’accordo dei sindacati va definitivamente in pensione la scala mobile (o “indennità di contingenza”, cioè l’indicizzazione automatica dei salari all’inflazione, una manna per gli stipendiati). Fine agosto: catastrofica asta dei Bot con i titoli in gran parte invenduti. Settembre, giorno 4: la lira sprofonda, 765 contro il marco, poi 800. La Banca d’Italia, che ha già bruciato 48 miliardi di dollari per difendere invano la nostra moneta, porta il tasso di sconto al 15%. Quindici, caro Valentini, quindici. 13 dicembre: in diretta tv Amato annuncia la capitolazione dell’Italia. La lira è svalutata. In quell’anno, nonostante l’Italia avesse alle spalle una vera banca centrale, gli italiani, dopo aver visto decurtato il loro conto corrente, rischiarono anche il prestito forzoso e il congelamento dei rimborsi dei titoli di Stato. In quell’anno, la maximanovra di Amato ammontò a 93mila miliardi. La metà erano nuove entrate, cioè tasse. Anche nel 1998 avevamo alle spalle una banca centrale. E arrivò l’eurotassa, poi in parte restituita. E ora di nuovo. Siamo, indipendentemente dalle banche centrali, recidivi. Con un’aggravante: oggi stiamo nell’euro, ci dobbiamo restare e dobbiamo anche essere seri. Quest’ultima è la cosa più difficile. mattias.mainiero@libero-news.eu Caro Mainiero, l'Italia è una nazione civile: è contro la pena di morte. Però incarcera tre persone in 6 mq, istigandole al suicidio, cosa che avviene di frequente; dall'inizio dell'anno, infatti, si sono date la morte 60 persone. Probabilmente, tra queste, vi erano persone innocenti. L'assurdo del carcere preventivo. Il caso Tortora non ha insegnato niente? Come mai non si riempiono le piazze contro questa grande inciviltà? Un caso Tortora può capitare a tutti. Lucio Trama e.mail E anche se dovesse riguardare solo poche persone, sarebbe ugualmente un'inciviltà da denunciare scendendo in piazza. Arriva un bel Babbo Natale per le banche, e guai a pensare che chi porta i doni sia questo governo di banchieri che ha pensato che gli aumenti degli estimi catastali per banche e assicurazioni siano ben inferiori a quel 60% paventato per tutti gli altri. Sono circa 500mila i pensionati che non potranno più andare alla posta a ritirare le banconote e che dovranno aprire un conto, senza spese, che umanità! Non credo neanche per un attimo quando le banche dicono che fanno tutto questo gratis, per il bene dei pensionati. 500mila conti per un minimo di 500 euro al mese fanno 250 milioni di euro ogni mese, quasi tre miliardi e mezzo l'anno che accantonati nel conto della riserva frazionata danno alle banche la possibilità di generare impieghi per 175 miliardi di euro. Non male, vero? Nulla in contrario nei confronti di chi vuol fare la carità verso i più bisognosi, ma non mi convince questo ruolo da buon samaritano che vorrebbero impersonare. Per farmi cambiare idea o per dimostrare che le mie sono solo fandonie c'è un solo rimedio, un piccolo sforzo: parificate i tassi attivi a quelli passivi su quei conti. Vito Parcher Chiusa (Bolzano) Non crede, dottor Mainiero, che agli evasori si potrebbero applicare norme simili a quelle in vigore per mafia e camorra, consistenti nella confisca dei beni, quelli sottratti a tassazione? Sarebbe un bel deterrente per quegli evasori incalliti che fanno affidamento sulla scarsa possibilità di essere beccati dal fisco e di aver comunque convenienza a rischiare potendo aggiustare le cose, ove beccati, con pochi spiccioli, come è purtroppo avvebuto in passato per tanti furbastri di casa nostra. Angelo Trotta e.mail Una confisca provvisoria, fino al pagamento del dovuto. Ma è quello che le agenzie di riscossione possono già fare. Un rapido calcolo fatto da Cgia di Mestre dimostra come la nuova Imu non sia per nulla un affare per i Comuni al punto che tutti dovrebbero chiedersi cosa ci sia di municipale in quella imposta. Il grosso dei proventi della Imu va allo Stato, una piccola parte finisce ai Comuni ai quali però vengono ridotti i trasferimenti dallo Stato per lo stesso importo. Se prima i Comuni incassavano l'Ici almeno sulle seconde case e sugli immobili commerciali, ora non accade neanche più questo. Non comprendo per quale ragione allora i Comuni dovrebbero prendersi la briga di tenere in ordine un catasto e di provvedere alla riscossione dell'imposta. Aldo Barlanti e.mail Perché sono Comuni italiani e devono dfarsi da fare per l'interesse generale e non solo per se stessi.