Dalla gavetta allo stage

Mattias Mainiero

A fronte di molti bravi giovani neo diplomati o neo laureati che cercano lavoro, ci sono, in particolare, uffici di commercialisti che con la scusa dell’apprendistato non esitano ad approfittare di questi ragazzi. Per esempio ho prova che ci sono neo diplomati "sfruttati" con la prospettiva di essere assunti, ma poi invece dopo oltre 18 mesi di lavoro in nero e per pochi euro cent l'ora, li vien dato il benservito. I sindacati lo sanno questo? Dirimo Sonfiglio Bassano del Grappa (Vicenza) Mi viene in mente un mio vecchio direttore di molti anni fa. Altri tempi. In redazione c’erano parecchi abusivi, ma all’epoca non si chiamavano abusivi. Erano aspiranti giornalisti, giovani volenterosi di apprendere e di farsi largo, factotum della redazione che saltavano da un servizio all’altro e non si vergognavano di svolgere anche le mansioni più umili. Altri tempi davvero. Ogni tanto il direttore piombava in redazione. Puntualmente c’era chi lanciava l’allarme: «Attenti, sta per piovere». A volte erano diluvi e sotto l’acqua e i fulmini di solito finivano i più giovani. Il direttore, faccia feroce come da copione di ogni tempesta che si rispetti, minacciava: «Basta, ti licenzio». Solo una volta uno dei giovani ebbe la forza di replicare: «Però, dovrei prima essere assunto». Qualche mese dopo ebbe l’agognato contratto. Era la gavetta di un tempo, massacrante, umiliante, ma con le sue regole precise. Tra i più anziani e i più giovani, persino fra il direttore e gli aspiranti giornalisti, si stabiliva un tacito legame. C’era un patto non scritto: se sopporti, se ti dai da fare, se insisti, caro mio, io ti sistemo. E dopo anni, per i più bramini e volenterosi, la sistemazione arrivava sul serio. Oggi ci sono gli stage, i contratti a tempo determinato, a progetto, i cococo. Funziona così: il giovane arriva in ufficio per imparare il mestiere o lavorare, si dà da fare, fatica come un matto. Poi il tempo scade, il contratto termina, lo stage è ultimato. E il giovane torna a casa o all’università o in mezzo ad una strada. Lo stage e i contratti atipici, cioè la moderna gavetta, hanno regole diverse e un sola regola fondamentalmente: ti metto in mano tre centesimi e tra me e te non c’è alcun rapporto, nessun obbligo, nessuna promessa, nessun futuro. Si è schiavi, o quasi, ma legalizzati. Anche la vecchia gavetta era migliore della moderna schiavitù. Bisogna cambiar tutto, caro Sonfiglio. Vogliano o non vogliano i sindacati. mattias.mainiero@libero-news.eu