Ha più colpe la Grecia o la Germania?

Mattias Mainiero

Caro Mainiero, cosa pensa della proposta (rientrata) di referendum in Grecia? E cosa vuole Papandreou (nella foto)? Carlo Telini e.mail Punto primo: la Grecia ha sbagliato, ha truccato i conti e ha tentato di infinocchiare l’Europa. Cosa ancora più grave, per mesi, nonostante la crisi e tutto il resto, ha tentato di non fare nulla. Non ha combattuto la corruzione, non ha messo un freno all’evasione fiscale, non ha eliminato i privilegi. Punto secondo: l’Europa, che oggi significa dire Germania o, meglio ancora, Angela Merkel, nei confronti della Grecia ha avuto un comportamento irresponsabile. Non ha arginato la crisi a tempo debito, ha cambiato mille volte idea, ha imposto ricette di dubbia efficacia, ha trasformato un problema risolvibile in un guaio mondiale e ha permesso che le difficoltà si estendessero ad altri Paesi. Incredibile a dirsi, è riuscita a fare di più e di peggio. Il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble, ha detto chiaro e tondo che la Grecia doveva accettare senza fiatare i diktat tedeschi (tedeschi, non europei) e che Atene sarebbe andata incontro ad una limitazione della propria sovranità. Proprio così: un ministro europeo, rappresentante del Paese economicamente più forte dell’eurosistema, ha detto ai greci che non avevano più voce in capitolo. Non ha usato neppure un giro di parole, il benché minimo tatto diplomatico: signori miei, a casa vostra comandiamo noi. Egregio Papandreou, lei è un fantoccio nelle nostre mani. La Grecia è occupata. Cosa avrebbe fatto lei al posto di Papandreou? Il premier greco, un po’ per ricattare la Germania, un po’ perché messo con le spalle al muro, un po’ per non compromettere future rielezioni, ha pasticciato e tentato la carta del referendum (con conseguente caos e dietrofront) dicendo che lui non poteva assumersi la responsabilità di cassare la Grecia dalla cartina politica dell’Europa. In una delle manifestazioni di Atene è comparso un cartello. C’era scritto: “Ein Volk, Ein Reich, Ein Euro“. Uno slogan che ne richiama un altro: “Ein Volk, Ein Reich, Ein Führer“ (“Un popolo, un impero, un capo”). Fatti gli ovvi e sacrosanti distinguo, mi pare che la Germania stia esagerando. Nelle imposizioni. Nelle ricette impossibili da realizzare. Nei comportamenti quotidiani. E questo, noi italiani, dovremmo sempre tenerlo presente. mattias.mainiero@libero-news.eu