Il caso Lucas
La Federnuoto scarica Fede:"Ci siamo rotti"
di Federico Danesi La conta giusta Paolo Barelli quando pubblicamente dice che «Lucas è una persona amica, un bravo tecnico, uno dei 20-30 migliori allenatori sul mercato, ma non basta questo per portarlo dentro casa per quattro anni»? Al di là della valutazione specifica sul merito, che pure è stato sperimentato negli anni su più pelli, in Francia come in Italia, con risultati che sono visibili a tutti, resta un dato oggettivo. Forse non sarà tra i primi cinque al mondo, ma di sicuro nessuno degli allenatori che fanno parte dello staff azzurro è riuscito a creare quel feeling con Federica Pellegrini che il biondo francese ha stabilito in meno di un anno. Nessuno è riuscito a farla andare forte come voleva, con la costanza che voleva e con i risultati che voleva. Ora, non fossimo sotto elezioni federali, trovare un accordo economico sarebbe forse anche più semplice pur nelle ristrettezze che attraversa il Coni tutto e non solo il nuoto. Invece la Fin è in cerca di un nuovo o vecchio presidente, nel caso venga rieletto il senatore. E quindi prende posizione, in questo allineato e coperto con Gianni Petrucci che più o meno aveva usato le stesse parole ieri mattina intervistato da La Stampa. Sentite ancora Barelli: « Non si può dare tutto per scontato, non può essere tutto bianco o nero, ovvero chi sta con me o contro di me. Di questo ci siamo rotti le scatole. L’equivoco è nato perché Lucas dovrebbe entrare nello staff azzurro e comandare qualcuno, ma la Federazione non deve essere giudicata da nessuno. Non è soltanto una questione economica, normalmente prima si discute delle proprie esigenze e poi si decide. Non so a cosa sia dovuto questo modo rapido di agire, ora comunque incontreremo Lucas». Ecco, randellate giusto per far capire chi è che comanda, poi lo zuccherino finale fatto di un incontro da combinare in fretta, anche se la proposta economica sostanzialmente è già conosciuta. Lucas vuole autonomia, pur essendo disposto a trasferirsi a Verona, e soprattutto vuole soldi. E qui si apre la questione: perché i nostri, da Butini a Rossetto passando per Morini, dovrebbero guadagnare di meno, visto che c’è una squadra da ricostruire? Ma soprattutto, l’Italia del nuoto in questo momento così delicato con due mondiali e un’Olimpiade da preparare e tempi relativamente corti per farlo può permettersi l’unico simbolo al quale attaccarsi. Certo, è un fare che sa di ricatto, ma alle porte c’è anche il rinnovo delle cariche. Non vorremmo che per una questione di principio andasse disperso un capitale umano che è facile a cambiare idea, volubile come solo una donna sa essere. Anche se fino a prova contraria trattasi ancora di campionessa a 24 carati.