Titolo a picco
Facebook sprofonda in Borsa: la Sec indaga
Corsa al ribasso senza fine per Facebook, che anche nel suo terzo giorno di contrattazioni sul Nasdaq di New York vede affievolirsi la sua capitalizzazione di oltre 6 punti percentuali. Il valore delle azioni del social network è crollato a 31,9 dollari rispetto ai 38 della quotazione dello scorso venerdì. Il nuovo crollo, indicano gli analisti, è dovuto alle dichiarazioni della Sec (l'equivalente dell nostra Consob, l'autorità di controllo sulla Borsa), che vuole vederci chiaro sulla Ipo della scorsa settimana. Corsa al ribasso - Mary Shapiro, il presidente della Sec, chiederà chiarimenti alla società di Mark Zuckerberg e alle banche sottoscrittrici dopo il mezzo passo falso al debutto in Borsa e dopo i successivi tuffi all'ingiù della quotazione. Venerdì scorso, nel giorno dell’Ipo, il titolo ha chiuso 23 centesimi sopra i 38 dollari del prezzo iniziale, mentre lunedì ha perso oltre l’11 per cento. Restano pesanti i volumi di scambio sul titolo, con 581 milioni di azioni passate di mano dal giorno del lancio sul mercato azionario: 168 milioni lunedì e altre 73 milioni martedì, a seduta ancora in corso.altri 73 milioni oggi, a seduta ancora in corso. Morgan Stanley nel mirino - Per l'affaire Facebook, nel mirino delle critiche ci finisce il colosso Morgan Stanley, la banca d'affari Usa che, in quanto sottroscritrice, è stata tra le responsabili del collocomento in borsa del titolo. L'istituto, da una parte, ha condotto una battaglia legale per consentire alla società di raggranellare i 16 miliardi di dollari in borsa e per mantenere sopra 38 dollari la quotazione delle azioni nel giorno del debutto a Wall Street, mentre dall'altra, ancor prima dell'Ipo, Morgan Stanley ha tagliato le sue stime sui ricavi della società di Zuckerberg. Scarsa informazione - Il taglio delle stime è stato deciso dall’analista di Morgan Stanley Scott Devitt, ed è arrivato a ridosso dell’ultimo prospetto depositato alla Sec lo scorso 9 maggio prima dell’Ipo. L’analisi metteva in luce il fatto che le entrate pubblicitarie di Facebok tendono a ridursi a causa dello spostamento dell’utenza dal desktop del pc agli smartphone, dove entrano meno avvisi pubblicitari. Si tratta di un’analisi corretta, che però non è stata adeguatamente diffusa da Morgan Stanley nella veste di sottocrittrice del titolo Facebook. In pratica Morgan Stanley non avrebbe informato adeguatamente il mercato, indossando una doppia veste di analista e di sottoscrittrice di Facebook.