Cosa si fa per non sparire
"Che fai, mi prendi?"Fini resta fuori dalla porta
Nel dicembre del 2010 Futuro e libertà si accordò con l’Udc di Pier Ferdinando Casini e l’Api di Francesco Rutelli per dare vita al Polo della nazione. «Da oggi parleremo con una voce sola», annunciava Casini. «O stiamo uniti o ci impiccano uno per uno», filosofeggiava Rocco Buttiglione. Tutti loro, in coro, ad assicurare che da quel momento si sarebbero presentati insieme a ogni elezione. Stamattina, un anno e quattro mesi dopo, Casini riunirà i suoi per azzerare i vertici dell’Udc e avviare la nascita del Partito della nazione. Saranno presenti Buttiglione, Lorenzo Cesa, Savino Pezzotta e altri loro colleghi di partito, da tutta Italia. Sarà il trampolino per il balzo definitivo verso quella Tecnocrazia cristiana con cui Casini spera di andare al governo del Paese dopo il voto del 2013, e che candiderà alcuni ministri del governo Monti (i bookmakers non raccolgono più scommesse su Andrea Riccardi e Corrado Passera), oltre ai prevedibili transfughi dal Pdl e dal Pd (i due Beppe, Pisanu e Fioroni, sono pronti da mesi). Per ironia della sorte, questa metamorfosi si compie nell’auditorium della Conciliazione, quello in cui due anni fa Fini apostrofò Silvio Berlusconi col famoso «Che fai, mi cacci?». Ma Fini stavolta non ci sarà. Né ci saranno i suoi. Il peso politico di Fli e del suo fondatore, da allora a oggi, è crollato. I sondaggi, malgrado le difficoltà degli ex alleati Pdl e Lega, restano deprimenti (l’ultimo, quello pur benevolo fatto da Emg per La7, dà Fli al 3,8%, contro il 9% dell’Udc). Il terzo polo non esiste nemmeno come alleanza elettorale: in due piazze decisive come Monza e Palermo, per dire, Fli e Udc si presentano rivali al voto di maggio. L’iniziativa politica è tutta in mano a Casini, che sceglie quando e come e con chi fare il Partito della nazione. Fli prende atto delle decisioni altrui. L’assise di oggi, dove si decidono le sorti dello schieramento centrista lasciando Fini e i suoi fuori della porta, è la conferma che non stupisce nessuno. L’irrequieta spalla di Berlusconi è diventato la mansueta spalla di Casini. Dal «Che fai, mi cacci?» al «Che fai, mi prendi?». Cosa non si fa per non sparire. di Fausto Carioti