L'ultima pugnalata
Maroni: "Bossi? Non ha alcun potere. Il suo è un ruolo affettivo"
Se l'immagine che circolava lunedì - quella di un Umberto Bossi seduto solo al tavolo del raduno leghista, "paccato" da tutti, sia funzionari locali sia alti dirigenti del partito - rendeva con immediatezza fotografica la "solitudine del Senatùr, ecco che a ribadire questa solitudine, con fermezza impressionante, ci pensa anche il neo segretario, Roberto Maroni. "La presidenza di Bossi? E' un ruolo affettivo. Non ha nessun potere. E' il riconoscimento concesso alla sua storia personale", ha dichiarato Bobo, smentendo che il Senatùr abbia ancora il benchè minimo potere di comando o decisionale. "No, non ne ha per niente", ha tagliato corto l'ex ministro dell'Interno. "Voglio il pieno potere" - Insomma, il Carroccio è sempre più "cosa" di Maroni, che detta la linea e impone il suo credo. "Ho detto chiaramente ai delegati del congresso: 'Se mi eleggete sappiate che voglio pieni poteri, sulla linea politica e sulla gestione del partito'. E mi hanno eletto". Così Maroni ha ribadito ancora, ammesso che ce ne fosse bisogno, che ora a comandare è lui soltanto, e che il ruolo del leader e fondatore, oggi presidente, si è profondamente trasformato, fino a divenire residuale. "Fino ai soldi in tanzania..." - In un'intervista concessa a Sette, il settimanale del Corriere della Sera in edicola venerdì, Bobo spiega come sia cambiata la geografia del potere all'interno del Carroccio. Maroni dice di essere convinto che i cattivi risultati della Lega all'ultima tornata amministrativa siano dovuti più agli scandali del partito che all'appoggio decennale a Berlusconi. "I nostri militanti - ha concluso l'ex ministro - sanno che per raggiungere il federalismo ti allei con qualcuno, qualche concessione la devi fare. Dopodichè fino alla vicenda dei soldi investiti da Belsito in Tanzania non abbiamo avuto problemi".