Silvio si ricandida
Il sondaggio che ha convinto il CavCon lui il Pdl si triplica
E sei. Silvio Berlusconi riscende in campo per le elezioni Politiche del 2013. Ma anche no. Già, perché l’ultima predellinata del Cav, in realtà è un gioco di prestigio. Il leader del Pdl non ha nessuna intenzione di tornare a Palazzo Chigi. O meglio, sa di non avere i numeri per farlo. Gli è chiaro che il prossimo anno, salvo stravolgimenti del quadro politico, il centrodestra è destinato a perdere. Quindi il suo vero obiettivo non è la premiership ma il governissimo. E se Berlusconi riscende in campo, lo fa per blindare il posto di governo che ora occupa il Pdl, anche nella prossima legislatura. Se non potrà essere lui il futuro premier, vuole comunque essere della partita. A convincerlo, un sondaggio piuttosto clamoroso di Euromedia Research. Tre opzioni secche: Pdl a guida Alfano senza Cav tra l’8 e il 12%. Alfano candidato col Cav «alle spalle» come padre nobile: 17-21%. Ticket con Berlusconi candidato: sopra il 28%. Per questo è disposto a metterci la faccia, pur andando incontro a una assai probabile sconfitta. «Non posso lasciare il Paese in mezzo al guado, lo devo agli italiani», ha detto martedì sera ai suoi fedelissimi riuniti a Palazzo Grazioli, «non era nei miei programmi, lo so, ma la situazione attuale richiede da parte mia questo estremo sacrificio. E poi, non vogliamo mica lasciare Bersani e Casini giocare da soli la partita con Monti», è stata la chiosa finale del Cav, convinto com’è che il Pdl sia ancora comunque il partito di maggioranza relativa nel Paese. Del resto, fa notare un ex esponente del IV governo Berlusconi, «uno che si prepara per conquistare Palazzo Chigi, non preme per introdurre le preferenze nella nuova legge elettorale e un piccolo premio di maggioranza al partito che vince. Questa è la riforma elettorale di chi punta alla grande coalizione, che è il vero obiettivo di Berlusconi. Uno che corre per vincere avrebbe fatto una riforma improntata sul maggioritario e avrebbe puntato a fare un accordo con il Pd, non con l’Udc. E poi», conclude, «lo sanno anche i muri che nessun sondaggio al mondo oggi attribuirebbe il 30 per cento a Berlusconi. Una sua lista, se proprio gli va bene, può raggiungere il 15, massimo il 18 per cento». Questo non vuol dire che Berlusconi non scenderà in campo per la sesta volta, come ha annunciato ufficiosamente dalle colonne del Corriere della sera. Anzi, la sua intenzione è di passare tutta l’estate a studiare la sua corsa alle Politiche del 2013. «Non fatemi parlare» si è limitato a dire ieri sera arrivando a una festa di compleanno nella Capitale osservando, poco dopo, che vari imprenditori vorrebbero il suo ritorno. Berlusconi è disposto persino a rinunciare all’amata Villa Certosa e a blindarsi ad Arcore tutto luglio e agosto per mettere a punto la campagna d’autunno-inverno. E arrivare a settembre con piano d’attacco pronto e truppe schierate. Berlusconi punta su una squadra di quarantenni che saranno i veri promotori della nuova avventura politica, i garanti del nuovo Pdl. Che non si chiamerà neanche più così. Sarà un partito nuovo che richiamerà le origini di Forza Italia. E nuovo pure nella leadership. Una delle ipotesi su cui sta ragionando Berlusconi è quella di un ticket. Anche con una donna. Che la questione della rappresentanza femminile stia a cuore all’ex premier non è una novità. All’incontro del 22 giugno con i giovani a Fiuggi ha annunciato la sua intenzione, alla prossima direzione del partito, di porre un’indicazione ferma nella composizione delle liste: metà uomini, metà donne. Ma è da un po’ che lo accarezza l’idea di condividere con una donna la guida del partito. Una donna del Pdl che non ha mai messo in dubbio la ricandidatura di Berlusconi, attirandosi gli strali degli alfaniani è Daniela Santanchè. Che infatti, ieri è stata la prima a rompere il velo dell’ufficialità e ad annunciare pubblicamente la ridiscesa in campo del Cav. «Non abbiamo nessuno di meglio di Silvio Berlusconi, da mesi dico che è il nostro candidato premier», ha dichiarato a Radio 24, «lui da sempre prende più voti di tutti nel nostro schieramento. Chi ha mai potuto pensare che avevamo un candidato migliore?». La Santanchè guarda ovviamente con favore all’ipotesi che Berlusconi scelga un vice donna, non pensando che la scelta debba necessariamente ricadere su di lei: «Io non aspiro a nulla, ma il ticket con una donna sarebbe un’idea illuminante». Ma Berlusconi dovrà prima di tutto fare i conti con il delfino che lui stesso ha designato: Angelino Alfano. Che il Cav continua a considerare una delle migliori risorse del partito e che vuole mantenere in un ruolo di primissimo piano. Infatti, è convinto che la sua candidatura a premier si concilii perfettamente col ruolo di segretario. La ricandidatura di Berlusconi spazza via l’ipotesi delle primarie. Ma anche quella di liste e listarelle civiche. L’ex premier, però, avrebbe deciso di eliminarle prima di decidere la ridiscesa in campo, quando ha scoperto che sarebbe stato l’unico finanziatore dell’operazione. E poi? Che farà il Cav il giorno dopo le elezioni, quando si troverà di fronte l’esito quasi certo di una sconfitta? Il suo progetto, racconta chi era presente a Palazzo Grazioli l’altra sera, è di fare un passo indietro appellandosi al senso di responsabilità e consegnare il partito alla nuova generazione ritagliando per sé il suolo di padre nobile. Non prima, però, di aver negoziato lui, da leader di uno dei partiti di governo, fisionomia e mission del probabile Monti bis. di Barbara Romano