Il ministro delle Lacrime

La Fornero frigna ancora:"Sfiducia, che sofferenza..."

Andrea Tempestini

  Il ministro delle Lacrime questa volta si trattiene (e si salva dalla sfiducia), ma mette in piazza tutta la sua sofferenza: "Infastidita? Non è il termine adatto, chiaramente mi ha creato sofferenza", ha spiegato Elsa Fornero dopo che era stata respinta la mozione di sfiducia individuale nei suoi confronti (435 i "no" dell'aula alla Camera, 88 i "sì" mentre gli astenuti erano 18). "Ora - ha aggiunto il ministro del Lavoro - continuerò a lavorare con l'impegno di prima. A chi mi accusa voglio dire che non ho mai mentito", ha aggiunto respingendo i sospetti sul suo "balletto" sulle cifre degli esodati. La lagna del ministro, pur non plateale come quella che seguì il varo della riforma delle pensioni, non è ancora terminata: "La sensazione è stata quella di avere un mattone sullo stomaco. Ora il mattone si sta spostando e tornano l’impegno e la determinazione a lavorare. I problemi sono tanti e complessi. Gli italiani vorrebbero avere i risultati subito ma non è facile perchè i problemi sono tanti. Faccio fatica a capire il gioco politico essendo un tecnico, per me le parole hanno un valore, se mi si accusa di mentire, nessuno al mio posto avrebbe preso la cosa alla leggera", ha spiegato ai microfoni di TgCom24. La fronda del Pdl - Come ampiamente previsto, la Fornero si è salvata dalla sfiducia. Ma sul voto in aula possono essere fatte delle considerazioni. La prima riguarda il Pdl, sempre più affrancato dal governo dei tecnici. E' stata folta la fronda degli Azzurri che avrebbe voluto affondare la Fornero: 61 i voti del partito di via dell'Umiltà che sono mancati alla mozione presentata da Idv e Lega a Montecitorio. Tabulati alla mano, sono cinque i deputati del Popolo della libertà che hanno votato sì alla sfiducia: Edmondo Cirielli, Lino Miserotti, Alessandra Mussolini, Mauro Pili e Fabio Rampelli. Sedici gli astenuti mentre 40 i deputati che non hanno votato, di cui 9 in missione. Tra gli assenti, Silvio Berlusconi, Massimo Corsaro, Maurizio Bianconi, Guido Crosetto, Ignazio La Russa, Giulio Tremonti e Denis Verdini. Tra gli astenuti pidiellini spiccano, la tessera numero due di Forza Italia, l’economista Antonio Martino, il suo braccio destro, Giuseppe Moles, l’ex sottosegretario alla Difesa, Giuseppe Cossiga, il presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro, Debora Bergamini, Michaela Biancofiore. "Un ministro pessimo" - Edmondo Cirielli ha spiegato il perché del suo voto contro la Fornero: "Ho votato la sfiducia al ministro con convinzione". Il presidente della Commissione Difesa della Camera ha aggiunto: "E' un ministro pessimo sul piano politico, insensibile alle problematiche e alla tragedia del mondo del lavoro, incapace di affrontare l’emergenza occupazionale  che attanaglia l’Italia. Come presidente della Commissione Difesa - ha continuato Cirielli - ho voluto denunciare, con il mio voto di sfiducia, il gravissimo attentato   all’efficienza e alla coesione istituzionale delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate con un’ipotesi di riforma previdenziale che sarebbe un vero e proprio tradimento nei confronti degli uomini e delle donne in divisa". Maroni: "I partiti hanno paura" - Duro, infine, il commento del neo-segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, che come tutto il Carroccio ha votato contro la Fornero. "Il ministro - ha sottolineato Bobo - non ha la fiducia dei gruppi politici, che però non la sfiduciano perché hanno timore che caschi il governo. E' il solito atteggiamento della poltica italiana. In aula, con il nostro capogruppo Dozzo, abbiamo usato le parole di chi, negli altri partiti, nelle scorse settimane, ha sfiduciato la Fornero e oggi si rimangia quello che ha detto", ha concluso Maroni.