Partiti nuovi
Il piano di Montezemolo per fare fuori il Cav
Ci sono oltre 15 milioni di voti in cerca di una nuova rappresentanza politica. E Montezemolo non vuole mandarli persi. Per questo si sta organizzando e non sembra così improbabile che sarà proprio quello del presidente della Ferrari il primo nome di una lista trasversale di riformisti e liberali che verrà presentata alle prossime elezioni. Valori, programmi e radicamento sul territorio. Se a questi tre elementi si aggiunge quello di un leader carismatico, gli ingredienti per un progetto politico vincente ci sono tutti. Italia Futura è ancora un’associazione, chiarisce Luca Cordero di Montezemolo che però nei prossimi mesi può trasformarsi in un movimento politico. Non scioglie la riserva su un suo prossimo impegno politico, ma dice chiaramente che nell’eventualità saprebbe perfettamente da che parte stare. Parole che mettono in agitazione le forze politiche: si mostra freddo il Pd, a cui fa da contraltare l’entusiasmo di Fli. Quanto al Pdl, il 'corteggiamento' prosegue, ma con un avvertimento: non faremo certo endorsement. Nessun alleanza né con Berlusconi, né con Bersani - Secondo quando riporta Repubblica non è scontato che sia Montezemolo a guidare la lista. L'ex presidente della Confindustria ragiona su tre eventuali opzioni: essere lui il leader della nuova formazione, oppure lanciare un altro candidato anche per svecchiare la classe dirigente (Montezemolo compierà a fine agosto 65 anni), infine, rinunciare alla discesa in campo e trasformare "Italia Futura" in un think tank internazionale. Lo stesso Montezemolo però sa, per come si sono messe le cose fino ad ora, che questa terza ipotesi è la più debole. "Italia Futura - ha scritto Montezemolo al Corriere della sera - potrebbe anche diventare nei prossimi mesi un movimento politico a tutti gli effetti e presentarsi alle elezioni del 2013". Di certo c'è che "Italia Futura" non stringerà patti con nessuno. Né a destra con Berlusconi ("non saremo noi - ha spiegato più volte Montezemolo ai suoi collaboratori - a risolvere l'agonia del berlusconismo"), perché, comunque, troppo poco liberale per il peso della cultura statalista degli ex di An; né a sinistra perché il Pd di Bersani ha imboccato la strada dell'identità socialdemocratica (ben diverso sarebbe stato con Veltroni) e pare destinato ad allearsi con Di Pietro e con Vendola; né al Centro che dopo la debacle alle amministrative ha compreso che non sarà il Terzo Polo mentre è stato molto l'espressione di una "vecchia politica". "La nostra forza - è la tesi di Montezemolo fatta da Repubblica - è essere nuovi. C'è un gap impressionante tra gli attuali partiti e le esigenze reali degli italiani. E deve ancora arrivare il pagamento della prima rata dell'Imu...". Il Pdl scettico- Una scelta che Montezemolo vuole fare in maniera collegiale, assieme a quanti sono parte attiva dell’associazione. In quella sede si discuterà anche di leadership. Perchè, ha ribadito Montezemolo, "non ho mai pensato che un mio eventuale ingresso in politica possa fare alcuna significativa differenza per il Paese" e "la situazione dell’Italia è tale da richiedere il passo in avanti di una nuova classe dirigente e forse di una nuova generazione (visto il disastro combinato dalla nostra), non di questo o di quel presunto superuomo". Parole che hanno scatenato una valanga di reazioni, tra entusiasmo e diffidenza. Silvio Berlusconi, alle prese con la crisi del suo partito, si dice sicuro che in caso di "discesa in campo" di Montezemolo, il presidente della Ferrari non potrà che stare con i moderati. Insomma, una casa dei moderati che abbia la struttura di una federazione terrebbe le porte aperte ma, avverte il segretario Angelino Alfano, "non c'è di certo da parte nostra nessuna volontà di endorsement nei confronti di Montezemolo". La paura del Pd - Ad essere più di altri sul chi va là sembra essere il Pd. "Non mi pare che l’Italia abbia buone tradizioni in materia di salvatori della Patria. Chi ci ha provato nel secolo scorso non ha ottenuto buoni risultati", dice Francesco Boccia. Massimo D’Alema parla di "fine della stagione delle furbizie", quindi "se Passera e Montezemolo hanno intenzione di candidarsi lo dicano ora, con chiarezza. Il Pd - ha aggiunto D’Alema - al momento è l’unica possibilità di dare una guida al Paese". Parole alle quali risponde Italia Futura nella rubrica dal titolo paradigmatico Tornanti dalla Storia: "Dal marxismo al marziano. Ovvero: Ego Maximo, pensiero minimo, partito unico". Gianfranco benedice Luca - Le altre forze politiche, dall’Udc a Fli per arrivare al Pdl, guardano con favore all’eventuale novità politica. Anche se con qualche distinguo. Gianfranco Fini è stato uno dei primi ad auspicare un impegno di Montezemolo in politica: lo ha fatto a Pietrasanta, durante la convention di Fli. In quell'occasione, il Presidente della Camera rimarcò come il patto liberale per le riforme, di cui aveva parlato il presidente Ferrari in una lettera, non era diverso dal progetto per l’Italia che lo stesso Fini aveva illustrato nella cittadina toscana e che prevedeva un rassemblamant della forze moderate alla quale avrebbero partecipato anche Francesco Rutelli e Pier Ferdinando Casini. Parole ribadite oggi dal capogruppo Fli, Benedetto Della Vedova, che ha parlato di un "unico rassemblement riformatore, su cui con qualche disavventura di tattica elettorale e qualche (inevitabile) equivoco Fini, Casini e Rutelli sono sinceramente impegnati". Per Italo Bocchino un impegno politico di Montezemolo rappresenterebbe una importante novità per il campo dei moderati che, a quel punto, vedrebbe rimesso in discussione anche la 'fugà in avanti di Casini. Da parte sua, Montezemolo ha già posto condizioni precise a un suo ingresso in pista, dicendo no ad alleanze gattopardesche e ricordando che in tempi non sospetti Italia Futura aveva alzato la voce nei confronti del precedente governo, quando Berlusconi e i suoi ministri "sostenevano che l’Italia fosse uscita prima e meglio di altri dalla crisi".