Tipi Sinistri
Pansa scala la classifica e sconfigge l'egemonia rossa
Secondo nella classifica della saggistica elaborata da Nielsen per il Corriere della Sera (e settimo nella top ten del medesimo giornale). Secondo nella graduatoria di saggistica della Stampa, che lo piazza all’ottavo posto tra i migliori dieci. A un passo dalla vetta anche nella classifica di Arianna, che lo vede nono in quella generale. Persino su Repubblica - e c’è da credere che un po’ gli roda, a Ezio Mauro e soci - veleggia ai piani altissimi: numero due tra le novità saggistiche. Tipi sinistri (Rizzoli, pp. 432, euro 19,5), l’ultimo libro di Giampaolo Pansa, è un successo di pubblico. Di più: è un successo costruito senza il consueto smarchettamento da parte dei giornaloni. Voi l’avete mai visto, il Pansa, accomodarsi nel salottino di Fabio Fazio a Che tempo che fa per farsi lisciare il pelo, rispondendo con aria da santone a finte domande? Un caso unico - Avete per caso letto a proposito di Tipi sinistri (o di qualcuna delle sue precedenti fatiche) le paginate adoranti che il Corriere o Repubblica dedicano per esempio ai libri di Claudio Magris o di Gianni Riotta? Al massimo, avrete trovato meritati paginoni su Libero - e ci mancherebbe, visto che Giampaolo qui è di casa - o sul Giornale. Altrove le recensioni, quando ci sono, son sempre piccine picciò. Talvolta si manifestano sotto forma di corsivetti livorosi, come quello apparso di recente sul Fatto quotidiano. In altri casi si limitano a cronache che, dietro l’asettico gelo, tradiscono punte di invidia e di fastidio. Nonostante ciò, a dispetto dell’indifferenza che il bel mondo progressista e gli ambienti che di solito permettono ai libri di prendere il volo gli hanno regalato, Tipi sinistri ha conquistato tantissimi lettori. E, passata una settimana dall’uscita, a Rizzoli sono già pronti a ristamparlo. Non è la prima volta che si verifica un simile fenomeno. In classifica c’erano finiti anche Carta straccia e Poco o niente, i due precedenti saggi di Pansa, i quali avevano goduto (si fa per dire) del medesimo trattamento mediatico. Non stupisce, d’altronde, che uno dei più celebri e importanti giornalisti italiani guadagni il favore dei lettori. Sono decenni che Pansa sforna volumi interessanti i quali ottengono ottimi riscontri. Per non parlare poi dei clamorosi bestseller sulla guerra civile, che hanno un valore storico ben più importante di quello commerciale, poiché hanno divelto le lastre d’acciaio che i «gendarmi della memoria» avevano imbullonato sopra uno dei periodi più sanguinosi della storia italiana, cancellando il ricordo di quanti sono stati trucidati in nome dell’ideologia sovietica. Il vuoto a destra - Qui però non ci interessa ripercorrere il cursus honorum di Pansa: lui non ne ha bisogno, e del resto tutti ne sono a conoscenza. Piuttosto ci preme notare un altro aspetto. Ovvero che Giampaolo ha riempito un vuoto. Prima ha sopperito alle mancanze della storiografia «ufficiale» rendendo giustizia al sangue versato dai vinti. Ora riesce in un’operazione altrettanto ambiziosa: contrastare l’egemonia culturale rossa nella pubblicistica. Il panorama editoriale italiano trasuda pamphlet politicamente orientati a favore dell’universo progressista. Nonostante non sia più al governo, si moltiplicano perfino gli assalti a Berlusconi. Intendiamoci, non è che manchino gli autori di centrodestra e di destra. Mario Giordano, per esempio, non sbaglia un colpo. Così come Massimo Fini (di cui tutto si può dire tranne che sia «di sinistra»). Le loro opere, tuttavia, affrontano temi più ampi, dagli sprechi della politica alle guerre. Soltanto Pansa, però, sfida la Casta rossa a muso duro. In Carta straccia smontava il mito della «macchina del fango», svelando gli altarini di Repubblica e degli altri giornali d’area. Faceva a fette i teletribuni, i martiri catodici e le aspiranti vittime del regime mostrando quanto fossero ridicole. In Tipi sinistri esamina uno per uno i principali esponenti della gauche, dai giornalisti ai politici, senza trascurare i portaborse. Non ci risultano, in tempi recenti, volumi simili. Firmati, per altro, da un signore che non si può definire «di destra», come lui stesso scrive nelle prime pagine del suo nuovo tomo. Certo, gli amici del Fatto - irritati perché Giampaolo rifila più di una bacchettata anche a loro - hanno cercato di farlo passare per un pericoloso reazionario, ma così non è. Semplicemente, Pansa si è permesso di dire qualche verità e di smontare un bel mucchio di pregiudizi e baggianate ideologiche. Fegato e spalle - Ci vuole del fegato ed è necessario un bel paio di spalle che più larghe non si può. Poiché chi si avventura in operazioni di tal fatta di solito ottiene per ricompensa il trattamento Togliatti: silenzio assoluto, il che è peggio della censura. E ovviamente gli editori di buon senso si tirano indietro. Giampaolo, invece, ha affrontato l’impresa ed è pure finito in classifica. Non sarà di centrodestra, ma - ancora una volta - ha sfornato qualcosa di cui il centrodestra aveva un enorme bisogno. di Francesco Borgonovo