In Emilia Romagna
Monti paralizza i terremotati:le imprese costrette allo stop
L'Emila Romagna devastata dal terremoto rischia anche la paralisi. Il colpevole? Non il sisma in questo caso, ma il governo Monti, che vuole bloccare un'economia già stagnante dopo la tragedia. A rischio paralisi sono le imprese, anche quelle che non sono state costrette ad abbattere capannoni, o a ricostruire, o a spostare la produzione. Il punto è che martedì arriverà in aula al Senato il decreto legge 74, che sarà convertito in legge: è già passato alla Camera e non è possibile modificarlo. Il decreto - oltre a qualche aiuto economico, le esenzioni Imu e agevolazioni varie - stabilisce nuovi requisiti di sicurezza: chi non ha subito danni gravi ha sei mesi per ottenere una "certificazione di agibilità sismica" provvisoria. E gli imprenditori denunciano: "E' un provvedimento che non esiste nell'ordinamento italiano". Il decreto prevede che entro 18 mesi tutti i capannoni dovranno avere il 60% della sicurezza richiesta a un ipotetico nuovo edificio, il parametro sono le regole del 2998. Le assurdità - La legge, però, ha diverse zone buie. La prima: le regole, molto severe, valgono solo per i Comuni inseriti nel "cratere sismico". Ovvia la rabbia degli imprenditori che non dovrebbero ricostruire, ma si trovano obbligati a rifare i capannoni dalle fondamenta, anche se intonsi. Una rabbia che monta ancor di più perché magari, solo qualche chilometro più in là e fuori dal "cratere sismico", la concorrenza non deve fare nulla. Inoltre, per paradosso, spesso sono proprio i capannoni più recenti, costruiti secondo le nuove normative, quelli ad essere crollati: poiché si rieneva che l'Emilia non fosse zona sismica, le costruzioni avevano tetti molto pesanti, posati solo sui piloni. Poi il terzo problema: chi tirerà fuori i soldi? Il denaro necessario per la ricostruzione andrà a chi si è visto crollare la casa. Gli altri, al contrario, dovranno farsi carico di tutti i conti.