Chi vince e chi perde
La vera macchina del fangoè quella anti-Berlusconi
«In tribunale dovrò giurare di dire tutta la verità. E il pm Ilda Boccassini non è una che si fa prendere in giro. Non rischierò il carcere per salvare altri». Sante parole di Michelle Conceicao, pronunciate all’Espresso il 13 aprile 2011. E smentite ieri, quando la ragazza brasiliana ha ammesso in aula, proprio davanti alla Boccassini, di aver raccontato il falso sulle serate di Arcore. E se a Ilda non si può mentire, al settimanale progressista pare che raccontare balle si possa eccome. Chi esce scornato dall’ultima tornata di testimonianze del processo Ruby, infatti, è proprio la corazzata mediatica di Debenedetti, la coppia d’assalto Repubblica-Espresso che da anni prende a martellate il Cavaliere per le storie di bunga bunga. Citiamo due soli esempi, i più recenti ed emblematici. Il più clamoroso, ovviamente, è quello della Conceicao. L’Espresso l’ha sentita a ripetizione. E lei, ogni volta, ha promesso che ai giudici avrebbe detto «tutta la verità». «La super-testimone del caso Ruby rompe il silenzio. Michelle Conceicao Oliveira, brasiliana trapiantata a Milano, è una bella donna che da oltre un anno custodisce segreti di Silvio Berlusconi», scriveva Paolo Biondani nel 2011. E via a raccontare di «misteriosi “documenti d’identità in bianco”, descritti come “moduli per cambiare generalità”» che Ruby avrebbe ottenuto da chissa chi, per poi distruggerli. Paginate a paginate di sputtanamento in libertà. Coronate il 7 giugno scorso dall’intervista scoop in cui Michelle veniva presentata come «la teste che inchioda B.», la «prima testimone oculare dello scandalo Ruby», una «persona molto informata dei fatti (“Anche troppo”)». Il settimanale la descriveva come «una donna sola, relegata in un appartamento di periferia». Una vittima delle circostanze, finita in un giro più grande di lei. «Sono stanca di vivere in un mondo di Bugie. Mentre ero a Rio tutti ridevano di Berlusconi perché ha detto che mantiene tutte le sue ragazze. Trattavano anche me da mantenuta. Che vergogna. Sono l’unica che non ha preso soldi, eppure solo io ho quel marchio», frignava. Poverina. Nell’ultima intervista, il cronista dell’Espresso le chiede se ha ricevuto pressioni da Berlusconi. E lei fa balenare dichiarazioni sibilline: il Cav le avrebbe fatto capire che, se avesse fatto la brava, sarebbe stata ricompensata. Poi le «rivelazioni»: Michelle avrebbe visto il premier a letto con Ruby. Ma sono tutte balle, e ieri in Tribunale ne abbiamo avuto la dimostrazione. Veniamo ora al secondo caso. Quello di Ambra Battilana, giovanissima ex miss Piemonte. Sempre il 13 aprile 2011, Repubblica schiera tre pezzi da novanta: Giuseppe D’Avanzo, Piero Colaprico ed Emilio Randacio. «Notti da incubo ad Arcore. Ecco la verità sul bunga bunga» è il titolo dell’articolessa che raccoglie le confessioni di Ambra, anche lei descritta come una Maria Goretti. «Oggi se digito il mio nome e cognome su Google, sono associata al bunga bunga e al processo in corso, anche se (...) sono stata una sola volta ad Arcore e pensando di partecipare a una normale cena e per di più a casa del presidente del Consiglio. Ora invece vengo associata a “trentadue prostitute” pur essendomi comportata in modo del tutto corretto», si lamenta la piccola. Roba da spezzare anche i cuori più duri. Beh, questa settimana abbiamo scoperto che la situazione era un po’ diversa. Come ha rivelato Maria Rosaria Rossi del Pdl, la Battilana spedì a Silvio una lettera in cui diceva, riguardo la sera ad Arcore: «Siamo stati bene, lei è una persona meravigliosa, è stato un piacere conoscerla, spero di rivederla». C’è di più. Ambra, assieme all’amica Chiara Danese, si è recata dai pm per costituirsi parte civile contro Silvio dopo essersi affidata all’avvocato Patrizia Bugnano. Guarda caso, una senatrice Idv. Non solo. Qualche mese prima che Repubblica scrivesse delle «notti da incubo» ad Arcore, Ambra aveva dichiarato al quotidiano CronacaQui: «Il bunga bunga? No, col premier solo spaghetti e karaoke». Insomma, anche qui balle e ripensamenti. Eppure Repubblica e l’Espresso hanno proseguito a fiaccare il Cavaliere per mesi e mesi, offrendo spazio e attribuendo credibilità a testimoni che tutto erano tranne che credibili. Ora resta solo da farsi una domanda: qual è la vera macchina del fango e chi la manovra? Le risposte ci sono. Le hanno fornite Ambra e Michelle, le Marie Goretti di Espresso e Repubblica. di Francesco Brogonovo