L'Italia degli sprechi

Arrivano 51 milioni per il sismaSì, ma quello dell'Irpinia

Andrea Tempestini

  Il sisma ha messo in ginocchio l'Emilia: si cercano soldi per far fronte a una drammatica emergenza. Ma proprio oggi arrivano 51 milioni. Altri 51 milioni. Peccato però che non siano per l'Emilia, ma per l'Irpinia: il nuovo fiume di soldi pubblici arriva - ora - per il terremoto del 1980 in Campania, un sisma indimenticabile anche per la lunga scia di sprechi che lo ha seguito, tra strutture pubbliche mai ultimate e strade costruite sui rifiuti a peso d'oro dei clan. Un vero e proprio pozzo senza fondo, che prova a essere riempito anche nei giorni più bui per l'Emilia.  Conti infruttiferi - Come riporta un articolo del Corriere della Sera, si scopre anche un'altra cifra ancor più paradossale: oltre 286 milioni di euro sono da tempo nelle casse di alcuni Comuni della Campania. Soldi arrivati per il terremoto dell'Irpinia e che non sono mai stati spesi. I fondi in questione stazionano su conti infruttiferi accesi con la legge per il terremoto - la 219 del 1981 - a favore dei Comuni presso la Tesoreria Provinciale dello Stato, fondi che vengono gestiti dai sindaci.  67 miliardi di euro - Per inciso, il sisma dell'Irpinia, oggi, pesa ancora sulle accise per la benzina, e tra danni reali e sprechi il conto totale è schizzato fino alla iperbolica cifra di 67 miliardi di euro (le cifre sono state riconteggiate in euro dal centro di documentazione e ricerche della Camera dei Deputati). Secondo la relazione conclusiva del gruppo di lavoro sul tema presso il Ministero delle infrastrutture, per completare la ricostruzione sono necessari ancora 2mila milioni di euro. "Non ne avevamo bisogno" - Nella provincia di Napoli, tra i Comuni che hanno ottenuto l'assegnazione dei fondi, ci sono casi paradossali, tra i quali svetta quello di Scisciano, destinatario di una tranche di 200mila euro. E il sindaco di Scisciano, Patrizio Napolitano, candidamente ammette: "Non avevamo bisogno di quei soldi perché il paese non ha mai veramente risentito del terremoto". Insomma, i soldi pubblici continuano ad arrivare in Irpinia, mentre in Emila non si sa dove sbattere le testa.