L'editoriale
Berlusconi pensa a Montezemolo
Silvio Berlusconi ne ha pensata una delle sue. Così assicura Angelino Alfano, che ieri si è lasciato scappare qualche parolina di troppo: dopo le elezioni ci sarà una grossa novità per la politica, una cosa che cambierà il corso dei prossimi anni. Boom! Ma una volta fatta la sparata, per non bruciare la sorpresa, il segretario del Pdl si è cucito la bocca, attenendosi al sibillino annuncio. I giornalisti ovviamente hanno cercato di estorcere qualche informazione ai collaboratori dell’ex Guardasigilli, ma non ne hanno cavato un ragno dal buco. Toccherà dunque aspettare 17 giorni per sapere che cosa si prepara dalle parti di Arcore e se davvero avrà una ricaduta sulla nostra vita quotidiana e su quella politica? No, perché con un po’ di immaginazione è possibile capire che cosa bolle in pentola. Il Cavaliere, pur rassegnato all’uscita da Palazzo Chigi, non è affatto rassegnato all’uscita di scena. L’idea di darla vinta alla sinistra e di consegnare il Paese ai compagni proprio non gli va giù e dunque, sapendo che Bersani si prepara a dare il benservito a Monti in ottobre, a sua volta studia le contromosse. Le quali ovviamente non possono che prevedere un nuovo soggetto politico. L’ex premier sa benissimo - e se non lo sa glielo dicono i sondaggi - che con il Popolo della libertà non andrà molto lontano. Anche sommando la Lega, ammesso e non concesso che dopo le elezioni si possa stringere un nuovo patto con il Carroccio, l’insuccesso è assicurato. Perciò bisogna cambiare tutto. E come per un locale pubblico che non funziona, non basta levare l’insegna e metterne una nuova: bisogna rifare gli arredi, mettere nuovi camerieri in sala, ma soprattutto cambiare il menù. Insomma, il Cavaliere prepara un nuovo predellino, anzi un predellone, perché stavolta l’impresa è più dura che nel 2007. Cinque anni fa non c’era la crisi economica che mordeva alle calcagna gli italiani e il vento dell’antipolitica non soffiava tanto forte. Oggi la metà degli elettori è sfiduciata e medita di non recarsi alle urne e gli attuali partiti godono del due per cento di credibilità. Un disastro.Dunque, se si vuole vincere, c’è da inventarsi un movimento nuovo di zecca, che restituisca fiducia e faccia tornare la voglia di votare. Non basta dire che si chiamerà in un altro modo: bisogna trovare qualche buona idea in grado di far sognare la gente. Dopo la cura Monti, gli italiani sono depressi e preoccupati, l’economia va a rotoli e non si intravede una luce all’uscita dal tunnel. Anzi: la prospettiva è di procedere a lungo nelle tenebre, con nuove tasse in agguato. Perciò è necessario ripartire dall’economia, con un progetto che intervenga sulla crescita, sui posti di lavoro, sul debito pubblico, rilanciando i consumi. Soldi non ce ne sono e quindi si deve usare il patrimonio dello Stato, un tesoro che oggi non produce reddito ma più spesso costi e che invece, adeguatamente gestito, potrebbe garantire risorse da destinare allo sviluppo. Investire bene quel che si ha e tagliare gli sprechi: un programma che per Berlusconi significherebbe un ritorno alle origini, allo spirito di quasi vent’anni fa, quando decise di scendere in politica. All’epoca il piano prevedeva una serie di riforme liberali che avrebbero dovuto modernizzare il Paese, ma poi le cose sono andate per il verso storto e realizzarle è stato impossibile. Ora il Cavaliere vorrebbe riprovarci. Mettere insieme un nuovo partito e un nuovo programma, aggregando le forze che vogliono cambiare. Ed è qui la novità. Tutte queste cose l’ex premier non pensa di farle da solo, soprattutto non pensa di farle da candidato premier. Sa perfettamente di avere esaurito le carte a sua disposizione e si prepara a passare la mano. Si candidasse per tornare a Palazzo Chigi, accontenterebbe molti dei suoi più inossidabili fan, ma allontanerebbe altri potenziali elettori del centrodestra, che, dopo l’ultima esperienza, non se la sentono di votare per lui. No. Berlusconi, per realizzare il progetto, ha bisogno di facce nuove, a cominciare da quelle dei dirigenti per finire a quella del candidato premier. Una sfida difficile, perché a pescare fuori dal Parlamento si rischia di trovare persone capaci nella loro materia, ma poco pratiche nella gestione del potere. Come è successo con Monti. Conoscendolo, possiamo però immaginare che per un ruolo così delicato il Cavaliere si orienti su qualcuno che gli somigli e che come lui sia un imprenditore. Un uomo che conosca il mondo della politica ma che non ne abbia mai fatto parte, così da poter essere presentato come nuovo. Non sappiamo chi sia il prescelto e se già ve ne sia uno, ma a naso diremmo che l’unico ad avere quelle caratteristiche oggi è quel Luca Cordero di Montezemolo che l’ex premier ha incontrato proprio nei giorni scorsi. Il presidente della Ferrari è un uomo conosciuto che da tempo si dice voglia scendere in politica. Negli anni a Confindustria ha anche accumulato una discreta esperienza a trattare con la politica e a maneggiare il consenso. Per giunta, da ieri può persino impersonare la figura dell’industriale che modernizza il Paese con un treno ad alta velocità, privato e non delle ferrovie dello Stato. Insomma, l’ex presidente della Fiat ha il curriculum giusto per poter essere presentato come la persona adatta a risollevare un Paese e farlo sognare. Fantasie causate da un abuso di sostanze eccitanti? Può darsi. Ma come si è visto ieri in tribunale, quando c’è di mezzo Berlusconi bisogna aspettarsi di tutto. Anche i colpi di scena. E, soprattutto di burlesque. di Maurizio Belpietro maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it