L'editoriale

Ricetta per il centrodestraSi può ancora vincere

Lucia Esposito

Dicono che nel Pdl abbiano una gran paura di perdere, per questo non si deciderebbero a congedare Mario Monti e chiedere di restituire la parola agli italiani. La preoccupazione si sarebbe trasformata in terrore puro dopo le elezioni di domenica: con le percentuali raccolte dal partito, molti deputati e senatori sarebbero costretti a cambiare lavoro o, per meglio dire, a cercarsene uno vero. Risultato: nonostante appaia evidente che si stia consumando quel poco di fiducia che il centrodestra ha conservato presso gli elettori, nel Popolo della Libertà preferiscono rimanere a bagnomaria, in attesa di un miracolo in grado di ribaltare la situazione. Eppure, per tornare a vincere non ci sarebbe bisogno di aiuti soprannaturali: basterebbero le pulizie di casa e qualche volto nuovo. Come scrivevamo giorni fa, l’elettorato moderato non ha cambiato bandiera: ha semplicemente disertato. Piuttosto che recarsi ai seggi, ha preferito andare al mare o, non avendo soldi per la vacanza, restarsene a casa. Gli studiosi del genere hanno già fornito le cifre del fenomeno: il quaranta per cento dei votanti del Pdl non ha ritirato la scheda. Un modo inequivocabile per manifestare la propria delusione. Gli scandali e l’appoggio al governo Monti hanno fatto venire l’allergia agli elettori, i quali hanno deciso, in segno di protesta, di attuare lo sciopero del voto. Se si vuole tornare a vincere bisogna dunque porsi il problema di come recuperare i consensi perduti. Operazione non facile, ma, come detto, neppure impossibile. Da giorni scriviamo che il Pdl ha bisogno di rifondarsi e di cambiare aria, trovare dirigenti freschi e un nuovo programma. Non chiediamo di rinnegare il passato, solo di voltare pagina. Era ad esempio proprio indispensabile candidare dei banchieri per il posto di sindaco di alcune città? Non si poteva trovare di meglio? Grillo, pur non disponendo di un partito, in poche settimane ha messo in lista persone dal volto pulito che parlano di problemi reali: aria e ambiente, qualità della vita e servizi. Alcuni di questi non avrebbero potuto fare parte del centrodestra? Forse  erano troppo a sinistra per mettersi con il Pdl? Può darsi, ma possibile che su piazza non si trovi un ingegnere, un tecnico informatico o un educatore che abbiano voglia di mettersi al servizio della città e non di fare carriera? Possibile che quando c’è da candidare qualcuno nel partito più giovane che ci sia in Parlamento (è nato solo tre anni fa) si trovino solo le antiche cariatidi, quando non qualche avanzo di galera?  Se si ha l’ambizione di vincere servono le pulizie di primavera: via i vecchi arnesi, dentro gente nuova. Già nel 2006 Berlusconi si era posto il problema di rinnovare la classe dirigente di Forza Italia, affidando a Michela Vittoria Brambilla il compito di attirare persone che non fossero mestieranti della politica. Come è andata a finire si sa, ma adesso è urgente ripigliare in mano il progetto, altrimenti si regala il Paese alla sinistra. Insieme al ricambio generazionale, l’altra mossa da fare in fretta sono le alleanze, a cominciare da quella con l’Udc. Fino a ieri Pier Ferdinando Casini ha fatto lo schizzinoso, sostenendo di voler andare da solo. Ma ora che del Terzo polo restano solo le macerie, è il momento di riprovarci. So che l’idea farà storcere il naso a molti, ma regalare l’elettorato democristiano alla sinistra o lasciarlo nel limbo terzista non è il caso. Insieme all’Udc si potrebbe perfino tentare di riportare a casa qualche transfuga di Futuro e Libertà. Come si è visto domenica, Fli è un partito che non è mai nato, e con l’attuale legge elettorale non entrerebbe neppure in Parlamento. Dunque, lasciando al suo destino Gianfranco Fini, uno che la fama di giuda non riuscirà mai a togliersela di dosso, convincere gli esitanti non dovrebbe essere difficile, soprattutto ora che Berlusconi si è fatto da parte. Tutto ciò, da solo non basterebbe per riconquistare la fiducia degli italiani. Gli uomini di Casini e i pentiti di Fini potrebbero portare qualche voto in più, ma non in misura sufficiente a ribaltare il trend negativo. Per riconquistare Palazzo Chigi serve un leader, una figura capace di far sognare gli elettori così come fece Berlusconi nel 1994. Il Cavaliere in quegli anni incarnava il successo e la modernità e convinse gli italiani che avrebbe fatto lo stesso con l’Italia, trasformandola e arricchendola. Ora c’è bisogno di un uomo che abbia le stesse qualità. Non so se Montezemolo vada bene oppure ci si debba rivolgere a Barilla o a un altro simbolo del Paese che cresce. L’importante è trovarlo. Che sia donna o uomo non importa: l’unica cosa indispensabile è che non abbia scritto in faccia d’essere un perdente. Nel Pdl quelli bastano e avanzano.     di Maurizio Belpietro